Usa. La “guerra interna” di Biden: droghe sempre più potenti e sempre più diffuse

di C. Alessandro Maceri

Il presidente degli USA ha annunciato di aver inserito la Cina nell’elenco dei Paesi di transito e di produzione di droga. Un elenco che già comprendeva Paesi per la stragrande maggioranza “americani”: Afghanistan, Bahamas, Belize, Bolivia, Birmania, Cina, Colombia, Costa Rica, Repubblica Dominicana, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Haiti, Honduras, India, Giamaica, Laos, Messico, Nicaragua, Pakistan, Panama, Perù e Venezuela.
Una manovra quella del presidente che ha richiesto addirittura la modifica della legislazione per aggiungere i Paesi di origine delle sostanze chimiche utilizzate per produrre le droghe. Nell’elenco è stato inserito il fentanil, un oppioide sintetico responsabile di gran parte degli oltre 109.000 decessi per overdose nel Paese nel 2022.
Il problema dell’uso e abuso di droghe negli USA non è una novità. Specie in alcune città. Nel 2019, il NYT pubblicò un rapporto nel quale Filadelfia (e in particolare il quartiere di Kensington) veniva definito il “Walmart dell’eroina”, il supermercato della droga. Nell’articolo intitolato “Intrappolato dal ‘Walmart of Heroin” Jennifer Percy parlava del quartiere di Filadelfia come “il più grande mercato di narcotici all’aperto per l’eroina sulla costa orientale. I tossicodipendenti arrivano da ogni parte, molti non se ne vanno mai”. Kensington vanta anche uno dei più alti tassi di senzatetto nel Paese. Sono centinaia le persone che vivono per strada. “Philadelphia ha il più alto tasso di overdose delle 10 contee più popolose d’America e il dipartimento della salute della città stima che 75.000 residenti siano dipendenti da eroina e altri oppioidi”. Sono passati quattro anni. Ma a nessuno sembra importare quello che avviene sulle strade di Filadelfia (concentrati a produrre e vendere o regalare armi a mezzo mondo). Kensington Avenue è una delle piazze di spaccio più grandi del Nord America: decine di servizi giornalistici e di rapporti governativi la presentano come una “zombieland” piena di tossicodipendenti dallo sguardo perso e dall’anima evaporata. La Dea l’ha definita “una delle piazze di spaccio più grandi del Nord America”.
Per chi è abituato a immaginare gli USA come spiagge californiane e belle ragazze in bikini, la vista di questo pezzo d’America è tremendo: le vetrine dei negozi sono capeggiate da annunci di persone scomparse; per strada un esercito di spacciatori offre la “merce mortale”, in molti casi vengono addirittura distribuiti “campioncini gratuiti”. Ovunque è pieno di “zombi”, persone che fumano crack da una pipetta di vetro, o che consumano metanfetamine o si iniettano eroina o droghe sintetiche. Il tutto all’aperto, in pieno giorno. Dappertutto giovani con aghi alle braccia, al collo o tra le dita dei piedi.
La droga, anzi “le” droghe hanno fatto la storia di questa parte degli USA. John Machen, ha raccontato al Philadelphia Inquirer di essere stato uno dei primi: “I primi eroinomani come me sono spuntati verso la fine del 1968”. Negli anni ’70 c’è stato il boom delle sostanze provenienti dal triangolo d’oro del Sud-Est Asiatico. Poi è arrivata la cocaina che, anche grazie a un’alleanza tra colombiani e gruppi criminali afroamericani ha invaso il mercato. Quindi c’è stata la “moda” del crack. Fino ai giorni nostri dove sono apparse nuove devastanti sostanze sintetiche. La figlia di John, Stephanie è morta a 25 anni per un’overdose dovuta a un mix tra eroina e fentanyl. Ora va di moda la xilazina, un anestetico veterinario (è utilizzato per sedare animali di grandi dimensioni come cavalli e cervi), che nell’uomo può nell’uomo provoca sonnolenza e amnesia e rallentare la respirazione, la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna a livelli pericolosamente bassi, spiega il National Institute on Drug Abuse (Nida). È per questo che viene definita droga “zombie”. Quando viene iniettata induce uno stato di torpore che dura ore. Gli effetti collaterali sono tremendi: interrompe la circolazione e provoca ferite alla pelle che, se non trattate, possono portare all’amputazione. È associata a ulcere cutanee, ascessi e complicazioni correlate. In quanto sedativo e non oppioide, resiste ai comuni trattamenti di inversione dell’overdose, come il naloxone che agisce sull’abuso di oppioidi ma non sugli effetti della xilazina sulla respirazione. Il rapporto presentato lo scorso anno dalla DEA su questa droga fa accapponare la pelle. Le morti, dal 2015 al 2020, sono passate dal 2% al 26% in Pennsylvania; nel 2021 in Maryland hanno riguardato il 19% dei casi e nel 2020 in Connecticut il 10%. Il problema è che rispetto alle altre sostanze stupefacenti questa droga è anche economica. Questo ha fatto sì che si diffondesse velocemente in quasi tutti gli USA: attualmente è venduta in almeno 36 Stati del Paese. A volte ad un costo irrisorio: parte da 6 dollari al chilogrammo online, secondo la Dea. “Stiamo vivendo la peggiore crisi di overdose nella storia degli Stati Uniti, attualmente guidata principalmente dalla proliferazione del fentanyl nel mercato delle droghe illecite” e “la xilazina è una componente di questa tragica epidemia”, ha dichiarato a Newsweek la direttrice del Nida, Nora Volkow.
Il problema dell’uso e abuso di droghe è molto più preoccupante del fenomeno “xilazina”. I dati del National Center for Drug abuse statistics sono impressionanti. Negli USA circa la metà delle persone sopra i 12 anni ha abusato di droghe illecite almeno una volta nella vita. Dal 2000 ad oggi le morti per overdose sono stata poco meno di un milione. Tra gli americani di età pari o superiore a 12 anni, 37.309 milioni sarebbero consumatori di droghe illegali (utilizzate negli ultimi 30 giorni), il 13,5% degli americani sopra i 12 anni, con un aumento del 3,8% all’anno. 138,543 milioni o il 50,0% delle persone di età pari o superiore a 12 anni hanno fatto uso illecito di droghe nel corso della loro vita. E ancora. Il 25,4% dei consumatori di droghe illegali ha una malattia connessa all’uso di stupefacenti. Il 24,7% di questi ha un disturbo da oppioidi.
Il problema “droghe” riguarderebbe soprattutto persone di sesso maschile e quelli che vivono in città (ha usato droghe illegali il 5% delle persone nelle contee rurali non metropolitane rispetto al 20,2% delle persone nelle contee metropolitane). Il consumo di stupefacenti è più elevato tra le persone di età compresa tra 18 e 25 anni (39%). Leggermente minore tra quelli di età compresa tra 26 e 29 anni (34%). Questo non significa che molti non facciano conoscenza con le droghe già da giovanissimi. Il 47% dei giovani fa uso di droghe illegali prima del diploma di scuola superiore. E con conseguenze gravi: il 70% dei consumatori che provano una droga illegale prima dei 13 anni sviluppano un disturbo da abuso di sostanze entro i prossimi 7 anni rispetto al 27% di coloro che provano una droga illegale dopo i 17 anni.
L’evoluzione del fenomeno è spaventosa. L’uso illegale o improprio di oppioidi da prescrizione (quasi 284.000 casi) riguarda per il 44% dei casi bambini di età inferiore ai 5 anni. Di questi, 5.300 casi sarebbero legati a eroina e fentanil. L’esposizione dei bambini sotto i 5 anni alla marijuana è aumentata del 148% in un periodo di 7 anni. Quella agli oppioidi da prescrizione è aumentata del 93% all’anno negli ultimi 9 anni!
Di fronte a questi numeri non sorprendono quelli relativi ai decessi per overdose. Negli USA l’overdose accidentale di droga è una delle principali cause di morte tra le persone di età inferiore ai 45 anni. A causa dei decessi per overdose da oppioidi l’aspettativa di vita media negli Stati Uniti è diminuita (unica eccezione il 2019 quando è aumentata dello 0,16%).
Sono oltre 70.000 i decessi per overdose negli Stati Uniti ogni anno. E questo numero sta aumentando ad un tasso annuo del 4,0%. Nel 2017, sono stati almeno 28.466 i decessi correlati al fentanil.
Anche quelli che non muoiono riportano danni permanenti. Il 3,8% degli adulti sopra i 18 anni ha sia un disturbo da abuso di sostanze (SUD) che una malattia da altre sostanze. I SUD colpiscono oltre 20 milioni di americani di età pari o superiore a 12 anni. Gli episodi depressivi maggiori (MDE) colpiscono 3,5 milioni di adolescenti e 4,6 milioni di giovani adulti. Almeno 51,5 milioni (il 20,6%) degli adulti di età superiore ai 18 anni ha una malattia mentale. Che per 13,1 milioni è una malattia mentale “grave”.
Numeri che danno un’immagine diversa della “terra promessa” USA. E soprattutto che rendono ancora più incomprensibile l’ostinarsi dell’amministrazione Biden a giocare alla guerra in mezzo mondo invece di pensare ai problemi interni.