Brexit. Al via i colloqui di divorzio

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Con due mesi di ritardo sulla tabella di marcia hanno preso il via a Bruxelles le trattative per di divorzio della Gran Bretagna dall’Unione Europea, dopo che la lettera di dissociazione, prevista dall’articolo 50 del trattato di Lisbona, è arrivata nelle mani della Commissione solo il 29 marzo, cioè 9 mesi dopo il referendum sulla Brexit.
L’iter prevede due anni di trattative a 360 gradi dove saranno individuate misure simmetriche, come ad esempio l’assistenza sanitaria per i cittadini comunitari residenti in Gran Bretagna e quelli britannici che abitano nel territorio dell’Unione Europea. Stessa cosa per i rapporti commerciali, e qualora non dovessero essere individuate posizioni comuni, ci si dovrà rifare al regolamento del Wto, con l’introduzione di dazi.
Si tratta di uno scenario che sia Londra sia Bruxelles vogliono scongiurare, per cui da qui al 2019 ogni settimana vi saranno intense riunioni per sistemare la miriade di questioni che la decisione dei britannici di uscire dall’Ue ha aperto.
La fragilità del governo di Theresa May, la cui leadership è messa in discussione dopo il disastroso risultato elettorale, fa pensare che a Londra ci si arrocchi su posizioni rigide e che quindi si arrivi al 2019 senza accordi su diversi temi.
Un’ipotesi che sono chiamati a scongiurare i due capo negoziatori, per l’Ue il francese Michel Barnier, il quale conta per prima cosa di chiudere la pratica di divorzio e poi trattare i futuri rapporti con Londra, e per la Gran Bretagna il ministro Davis Davis.
Quello che è certo è che Bruxelles non intende mollare sulla questione dei soldi che la Gran Bretagna deve all’Unione Europea per gli accordi già in essere, un salasso per le casse del Regno Unito di 70 miliardi di euro, come già aveva preventivato in tempi non sospetti l’allora cancelliere dello Scacchiere Osborne.
Intanto dal territorio britannico spariranno alcune agenzie europee a cominciare da quella del Farmaco (Ema), che gli italiani vorrebbero a Milano anche perché è un colosso da 900 dipendenti e 300 milioni di bilancio, e l’Eba, l’Autorità bancaria europea.
Londra dovrà inoltre discutere degli accordi con ogni singolo paese dei Ventisette, accordi che poi dovranno passare per i vari parlamenti.