Usa. Pioggia di soldi su Ucraina e Israele per comprare armi (sempre dagli Usa)

Shorsh Surme

Festeggia il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dopo che la Camera bassa degli Stati Uniti ha approvato una nuova lenzuolata aiuti all’Ucraina per un totale di 61 miliardi di dollari. Nessun regalo, si intende, dal momento che per la maggior parte si tratta di prestiti per comprare altre armi proprio da Usa e alleati, tuttavia una boccata di ossigeno per contrastare l’avanzata inesorabile di quella Russia che non demorde e che, stando ai vari Mario Draghi, sarebbe dovuta capitolare già due anni fa sotto il peso delle sanzioni occidentali.
Tra le fila della maggioranza bipartisan del Congresso sono sventolate bandiere blu e gialle per solidarietà a Kiev o perché, come diceva Alberto Sordi, fin che c’è guerra c’è speranza, e per un paese che produce ogni anno 750 miliardi di dollari di armi e armamenti ogni conflitto fa bene all’economia.
Anche il pacchetto da 26 miliardi di dollari destinato a Israele e ai palestinesi di Gaza è stato facilmente liquidato con i deputati che hanno approvato ogni singola parte del finanziamento, e anche lì armi da una parte, aiuti umanitari dall’altra, dopo che gli israeliani hanno ammazzato nella Striscia 34mila persone di cui un terzo bambini.
Aiuti, sempre per comprare armi Usa, anche a Taiwan, nel quadro di una strategia volta a contenere la crescente potenza militare cinese e a prevenire l’invasione dell’isola da parte dell’Esercito Popolare.
La legge approvata alla Camera e che ora necessita del via libera del Senato, dove il voto è scontato, sblocca un totale di 95 miliardi di dollari e tra le varie cose prevede il bando di Tik Tok (se fosse accaduto in Russia gli occidentali avrebbero gridato “alla censura”) e l’utilizzo degli asset russi congelati.
Repubblicani e democratici distinti ma non distanti quindi, unitissimi nel maxi affare degli aiuti che accontenta le lobby di ogni colore. “Gli occhi del mondo sono puntati su di noi e la storia giudicherà ciò che facciamo qui e ora”, ha affermato il deputato Michael McCaul, repubblicano del Texas e presidente della commissione Esteri della Camera, in uno slancio di retorica a cui ormai credono in pochi. “Questo è un momento storico”, ha dichiarato il deputato di New York Gregory Meeks, il quale ha commentato che “A volte, quando si vive la storia, come accade oggi, non si capisce il significato delle azioni dei voti che effettuiamo in quest’Aula, dell’effetto che avrà in futuro”. Per lo speaker repubblicano Mike Johnson “L’unica cosa che ha tenuto a bada terroristi e tiranni è la percezione di un’America forte, che saremmo rimasti forti”, per cui “Questo è il messaggio che inviamo al mondo”.
Da Kiev Zelensky ha commentato che alla Camera di Washington “è stata presa la decisione che tiene la storia sulla via giusta: democrazia e libertà avranno sempre significato a livello globale fino a quando gli Usa le garantiranno”, mentre il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha osservato che “gli aiuti ci rendono più sicuri nel Nord America e in Europa”, dimentico del fatto che l’ambizione degli Usa di portare l’Ucraina nell’Alleanza Atlantica da lui guidata ha portato la guerra in Europa.