Oim, ‘cresciute del 600% le vittime della tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale’

di C. Alessandro Mauceri –

È stato presentato il rapporto “La tratta di esseri umani attraverso la rotta del Mediterraneo Centrale” realizzato dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM).
Basato sui dati raccolti dall’agenzia Onu presso i luoghi di sbarco e nei centri di accoglienza per migranti nelle regioni del sud Italia, l’analisi mette in luce diversi aspetti del fenomeno “migranti”.
“La tratta è un crimine transnazionale che sconvolge la vita di migliaia di persone ed è causa di inaudite sofferenze”, sottolinea Federico Soda, direttore dell’Ufficio OIM di Coordinamento per il Mediterraneo.
Numerosi gli argomenti sorprendenti. A cominciare dai paesi di provenienza. Tra i primi quindici paesi per provenienza delle persone che hanno cercato di arrivare in Italia via mare, la Siria non c’è: nel 2016 la prima nazionalità per numero di arrivi via mare in Italia è stata la Nigeria (quasi raddoppiati gli arrivi rispetto all’anno precedente), non solo da Edo State ma da diverse regioni del paese (Delta, Lagos, Ogun, Anambra, Imo, Akwa Ibom, Enugu, Osun, Rivers). A seguire Eritrea, Guinea e Costa d’Avorio.
Ma non basta. Molti di quelli che sbarcano in Italia non sono né profughi né rifugiati bensì vittime di sfruttamento. Notevole l’aumento delle donne e dei minori non accompagnati (rispettivamente, 11.009 e 3.040 nel 2016, a fronte di circa 5.000 donne e 900 minori non accompagnati sbarcati nel 2015). Il numero delle vittime della tratta a scopo di sfruttamento sessuale sta aumentando esponenzialmente: secondo l’OIM, solo negli ultimi di tre anni, il loro numero è cresciuto del 600%. In alcuni casi la quasi totalità delle donne spesso giovani e minori tra i 13 e i 24 anni (nel 2016 è state registrata una diminuzione dell’età delle più giovani vittime di tratta) sono oggetto di violenza e abusi già durante il viaggio: l’80% delle ragazze arrivate dalla Nigeria denuncia simili trattamenti e il loro numero è aumentato da 1.500 nel 2014 a oltre 11.000 nel 2016.
Le vittime spesso appartengono a gruppi sociali particolarmente vulnerabili: basso livello di istruzione, situazioni familiari particolarmente svantaggiate e molti altri aspetti non lasciano dubbi su quale sia lo scopo per cui spesso queste ragazze vengono portate in Italia. Molte volte non viene chiesto loro neanche di pagare per la tratta attraverso il Mediterraneo: per loro paga l’“accompagnatore” (la “madame” o il “boga”), ma non prima di averle convinto che non possono violare il giuramento che hanno sigillato con una sorta di rituale voodoo.
Il rapporto segnala anche numerose problematiche di natura “comportamentale”, che si manifestano durante la fase della prima accoglienza, segnalati dagli operatori dei centri: problemi psicologici come ansia, scarsa autostima, depressione, ma anche aggressività, diffidenza e scarsa collaborazione nei confronti degli operatori, introversione, “uso eccessivo del telefono”, con ricezione di chiamate dall’esterno che inducono a ritenere forme di controllo da soggetti esterni e coinvolgimento in attività quali la prostituzione o l’accattonaggio.
Tutti problemi che non hanno niente a che vedere con i profughi, i rifugiati e le misure adottate (e spesso non rispettate) dai vari paesi dell’Unione e che non hanno nulla a che vedere con i conflitti in atto in Siria e nello Yemen. “Riteniamo inoltre sempre più urgente che all’analisi dei dati si affianchi una riflessione sul mercato cui sono destinate queste ragazze e sulla domanda, evidentemente in crescita, di prestazioni sessuali a pagamento”, ha detto Carlotta Santarossa, Project Manager OIM. Nulla a che vedere con la possibilità in un futuro prossimo di fornire supporto economico e finanziario alle casse dell’INPS…