Libia. A che punto è il dialogo a Tunisi? Lo abbiamo chiesto a Saleh Qulma, relatore per la Camera dei Rappresentanti

a cura di Vanessa Tomassini

Lo scorso 21 ottobre avevamo parlato con il presidente della Commissione dialogo della Camera dei rappresentanti, Abdussalam Nassiyah, poco prima che riprendessero le riunioni a Tunisi, che si sono concluse lo stesso giorno. In molti si stanno chiedendo se siano stati fatti dei progressi o se le discussioni siano arrivate ad un punto morto. Per capirlo lo abbiamo chiesto al relatore delle sessioni di dialogo, Saleh Qulma, membro della Camera dei rappresentanti libici del dipartimento di al-Qataroun e del Comitato per la gioventù, sport, lavoro e affari sociali, già membro del Comitato per gli sfollati e i migranti.

– A che punto siete del processo di dialogo a Tunisi?
“Il dialogo ha terminato le riunioni della seconda fase in Tunisia, che si è conclusa sabato scorso. I comitati redazionali della Camera e del Consiglio di Stato non sono stati in grado di raggiungere le formulazioni di un accordo comune o condiviso sugli emendamenti proposti. Fondamentalmente siamo rimasti nella stessa casella di prima. Questo è qualcosa che mi aspettavo già prima degli incontri e sapevo dove le difficoltà, la mentalità e la cultura sarebbero prevalse tra alcuni partecipanti durante il periodo di dialogo. Sapevo già che il tour sarebbe finito senza che le parti avessero fatto alcun progresso, inoltre non hanno specificato all’inviato delle Nazioni Unite, Gasshan Salamè, alcuna data per la prossima riunione. Salamè aveva detto che verrà in Libia per facilitare diversi partiti per le prossime consultazioni ed è già arrivato, riporterà i due comitati di dialogo alle loro basi per la consultazione anche dopo la presentazione di una relazione sull’incontro del presidente del Comitato del Consiglio, questo è ciò che finora è stato ottenuto dal dialogo in Tunisia”.

– Quindi crede che il dialogo riprenderà?
“Non posso dire che il dialogo sia stato interrotto, credo che ci sia solamente un gap, quindi penso che continuerà nei prossimi giorni. Penso che la possibilità di tornare al dialogo stia arrivando ed è ancora presto per procedere con altre opzioni e anche se non c’è una data, mi aspetto che ci sarà una riunione entro le prossime due settimane”.

– Ad oggi su quali punti siete riusciti a trovare un accordo?
“I punti concordati dalle due parti sono che la nuova formazione del consiglio presidenziale sarà di tre elementi e che il primo ministro dovrebbe essere eletto dal Consiglio presidenziale, con la fiducia del suo governo e confermato dalla Camera dei rappresentanti. Questo è tutto ciò che è stato concordato formalmente finora, con alcune differenze nei dettagli del presidente”.

– Quali punti invece restano ancora irrisolti?
“I punti di disaccordo sono l’ottavo articolo delle disposizioni supplementari relative alle posizioni sovrane, che la Camera dei Rappresentanti non molla e c’è anche un altro punto di disaccordo relativo alla prassi di formare la Camera dei Rappresentanti includendo tutti coloro che erano nel governo nazionale”.

-Sappiamo che c’è stato un dibattito anche su a chi spetta il controllo dell’esercito. Recentemente il generale Khalifa Haftar sembrerebbe essere accusato di crimini di guerra. Che cosa ne pensa?
“Sentiamo molte accuse su di lui e su altri personaggi in Libia e in altre aree di conflitto in tutto il mondo. Queste accuse sono riportate soltanto dalla stampa nell’orbita della speculazione sillabica, credo che chi le dirige dovrebbe essere invece neutrale e competente. La Libia ha abbandonato le armi dei paesi che stanno combattendo con loro, così i paesi hanno trovato un’opportunità di ritorsione. Non ho visto finora nessuno che sia stato accusato, venire condannato”.

– Vuole aggiungere qualcosa?
“Quello che vorrei aggiungere è che arrivare ad una soluzione nella scena libica è molto complesso e difficile, la situazione diventerà più grave se questo vuoto continua, ma è impossibile e pertanto gli sforzi devono essere uniti e ci dovrebbe essere trasparenza da parte di tutti gli attori sulla scena libica a livello locale, regionale o internazionale. Le mani devono essere collocate direttamente sul chirurgo (modo di dire arabo che sta a significare, se si vuole risolvere il problema è necessario agire sulle cause, ndr.)”.