A rischio la diga di Kariba, la più grande del mondo

di C.Alessandro Mauceri

Kariba digaIl bacino idrico artificiale più grande al mondo (per capacità) è quello realizzato al confine tra Zambia e Zimbabwe grazie alla diga di Kariba, che si trova sul fiume Zambesi.
Si tratta di un bacino immenso (189 miliardi di tonnellate d’acqua) e le centrali elettriche sui rispettivi lati della diga generano complessivamente 6,400 GW all’anno. A realizzare questo progetto faraonico fu, fra il 1955 e il 1959, un consorzio, l’Impresit Kariba, ovvero Impresa Umberto Girola, Impresa Italiana all’estero (gruppo Fiat), Impresa Ing. Lodigiani, Impresa Ing. Giuseppe Torno e Co.: circa 100 lavoratori italiani vi morirono durante la costruzione.
Da diversi mesi, però, esiste un serio rischio che la diga crolli, causando un disastro di proporzioni ambientali inimmaginabili. Alcuni studiosi stimano che il cedimento della diga potrebbe causare tre milioni e mezzo di morti, e questo si aggiunge un danno economico spaventoso. La corrente prodotta dalla Kariba con la diga di Cabora Bassa (che sarebbe distrutta dal cedimento della diga di Kariba) alimenta le reti elettriche di Zambia, Zimbabwe Malawi, Tanzania e Sud Africa.
Le acque in eccesso accumulate nel bacino realizzato grazie alla diga defluiscono da un’enorme bocca. Queste acque, cadendo da enormi altezze sulla base della diga, hanno scavato anno dopo anno la roccia di basalto e messo a repentaglio la stabilità delle fondamenta. La diga, inoltre, è a rischio terremoti e smottamenti vulnerabili alle esondazioni provocate dalle acque dello Zambesi.
“L’acqua in eccesso che viene liberata dal bacino artificiale crea un vortice che, nel corso del tempo, ha ‘scavato’ un avvallamento esterno. L’erosione continua dell’acqua sta aprendo un varco sotto la diga, che sta iniziando a essere erosa a sua volta”, ha affermato Munyaradzi Munodawafa, portavoce della Zambesi river authority (Zra). “La popolazione non deve preoccuparsi perché le autorità stanno facendo il possibile per tenere sotto controllo la situazione”.
“Tutto può succedere – disse Modibo Traoré, responsabile dell’Ocha (UN Office for the Coordination of Humanitarian Assistance) per Zambia e Zimbabwe – e bisogna agire prontamente per evitare ogni rischio e il crearsi di panico nella popolazione”.
Per questo motivo lo scorso anno rappresentanti della Zra hanno incontrato i rappresentanti dell’Unione Europea, della Banca Mondiale e della Banca Africana dello Sviluppo per cercare di definire i dettagli di un progetto faraonico per finanziare la riabilitazione della diga: il costo di questi lavori ammonterebbe a 290 milioni di dollari (100 milioni a carico dell’Unione Europea, 75 della Banca Mondiale, altrettanti della Banca Africana dello Sviluppo, 25 del governo svedese e 19,2 da altri investitori).
I lavori, il cui inizio era stato previsto per il 2015, però non cominceranno prima del 2017. “Si prevede che entro la fine dell’anno il processo di approvvigionamento sarà terminato e il progetto per la ristrutturazione dell’impianto inizierà nel primo trimestre del 2017”, ha dichiarato la portavoce di Zra, Elizabeth Karonga, citata dal sito d’informazione Agence Econfin.