AFGHANISTAN. Conferenza Bonn, allarme su fondi dopo 2014: mancanza finanziamenti

Ansa, 3 dic 11 –

Le ingentissime risorse finanziarie necessarie a garantire la sicurezza e lo sviluppo dell’Afghanistan nei prossimi anni saranno al centro della Conferenza di Bonn che si apre lunedi’ e durante la quale la comunita’ internazionale (per l’Italia, il ministro degli Esteri Giulio Terzi) sara’ chiamata a ribadire il sostegno al Paese asiatico. Lo scrittore ed analista politico afghano Bashir Noori ha confidato oggi all’ANSA che ”probabilmente i paesi che ci aiutano hanno imparato nel decennio appena trascorso molte lezioni e quindi sanno perfettamente cosa puo’ succedere se questa macchina della ricostruzione nel suo insieme dell’Afghanistan si ferma. Per cui sono ottimista”. Il problema e’ che da un recente studio della Banca Mondiale e’ emerso che Kabul avra’ bisogno della bella somma di sette miliardi di dollari l’anno per pagare le forze di sicurezza e finanziare i progetti per lo sviluppo dopo il 2014, quando le truppe straniere se ne saranno andate. E gli Stati Uniti hanno gia’ fatto sapere di non volersi accollare piu’ della meta’ di questa somma. In un’intervista ad una agenzia di stampa internazionale, il ministro delle Finanze afghano Omar Zakhilwal ha confermato i calcoli e messo in guardia che ”e’ impossibile mettere l’Afghanistan di fronte all’opzione di ridurre le sue forze di sicurezza, perche’ questo vorrebbe dire un ritorno dei talebani”. Lo scenario non e’ peregrino perche’ i primi tentativi di portare i seguaci del Mullah Omar al tavolo delle trattative si sono rivelati fallimentari. Non solo gli incontri segreti di cui si e’ favoleggiato non hanno portato a nulla, ma addirittura il 20 settembre scorso il presidente dell’Alto Consiglio per la Pace afghano, Burhanuddin Rabbani, e’ stato ucciso in un attentato a casa sua da un falso ambasciatore talebano. E la pericolosita’ degli insorti e’ stata confermata ancora oggi da un attentato nell’est del paese in cui sono morti tre militari della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato). Dal punto di vista formale, comunque, i problemi sono molto minori, perche’ i principali paesi occidentali (Usa, Gb, Francia, Germania e Italia) hanno assicurato che il 2014 non sara’ l’anno dell’addio, ma di un cambiamento nella strategia internazionale che sara’ basata piu’ sulla formazione e sullo sviluppo che nel contrasto degli insorti. E la speranza di tutti e’ che negli anni a venire, il nodo della strategia per un dialogo di pace e riconciliazione con i talebani e gli altri gruppi armati possa sciogliersi, in modo da permettere una graduale riduzione delle risorse necessarie alla sicurezza. Il 2014, infine, sara’ un anno particolarmente difficile, perche’ non solo implichera’ il ritiro delle truppe dell’Isaf, ma anche la fine del secondo mandato del presidente Hamid Karzai che in teoria non puo’ ricandidarsi. Cosa potrebbe essere un Afghanistan senza di lui, e’ uno scenario tutto da scoprire. Ma che la comunita’ internazionale e’ chiamata almeno ad abbozzare gia’ nella riunione di lunedi’ a Bonn.