Arabia Saudita. 37 condanne a morte e il sarcasmo di Teheran

Notizie Geopolitiche –

Sono 37 le persone giustiziate soltanto ieri in Arabia Saudita, delle quali 33 erano musulmani sciiti, dopo essere state ritenute colpevoli di aver diffuso ideali estremisti inneggianti al terrorismo, per aver minacciato la sicurezza nazionale e per aver cercato di “diffondere il caos” provocando quelli che sono stati definiti dall’agenzia di stampa governativa Spa dei “conflitti ideologici”.
A dare la notizia è un comunicato dello stesso ministero dell’Interno di Riad, ripreso dalla Saudi Press Agency: le esecuzioni sono avvenute parte nella capitale, parte nelle città sante di La Mecca e Medina e altre nella provincia centrale di Al-Qasim.
Benché le condanne siano tutte per terrorismo, la pena di morte e il carcere a vita sono spesso in Arabia Saudita però un metodo per liberarsi degli oppositori di uno dei regimi più arretrati e repressivi del mondo, mentre le garanzie sul corretto svolgimento dei processi sono praticamente nulle. Per “diffondere il caos” e “generare conflitti ideologici” per il governo saudita è sufficiente infatti mettere in dubbio i principi dell’islam più radicale o il combattere per i diritti e le libertà fondamentali contro la dittatura.
Non ha infatti tardato ad arrivare il commento ironico del ministro degli esteri dell’Iran, paese che gli Stati Uniti (alleati del governo saudita) e la nuova amministrazione repubblicana non mancano di attaccare ad ogni occasione definendolo liberticida. Javad Zarif ha infatti scritto oggi su Twitter: “Dopo aver fatto l’occhiolino allo smembramento di un giornalista (Jamal Khashoggi, ndr), non c’è stato neppure un sussurro da parte dell’amministrazione Trump quando l’Arabia Saudita ha decapitato 37 uomini in un giorno, persino crocifiggendone uno due giorni dopo Pasqua. Far parte del B-team – Bolton, Bin Salman, Bin Zayed e ‘Bibi’ – assicura l’immunità contro ogni crimine”