Austria. Si dimette il cancelliere Kurz, indagato per corruzione

di Guido Keller

Il 35enne cancelliere austriaco Sebastian Kurz si è dimesso a seguito dello scandalo che lo vede indagato insieme ad altri per corruzione. Già nel precedente mandato, nel settembre 2019, Kurz aveva dovuto lasciare l’incarico dopo che il governo di destra da lui guidato era crollato a seguito dello scandalo che ha coinvolto il vicecancelliere Heinz-Christian Strache (Fpoe). Allora era spuntato un video in cui Strache e il capogruppo dello stesso partito Johannes Gudenius promettevano a Aljona Makarowa, sedicente nipote di un oligarca russo ma in realtà un’attrice complice di chi aveva piazzato la telecamera nascosta, di investire circa 250 milioni di euro per l’acquisizione di quote della stampa austriaca, compreso il 50% del quotidiano Kronen Zeitung. Strache nel video prometteva a Makarowa enormi favori, anche appalti truccati in cambio della promessa di ingenti fondi per la campagna elettorale. Per questo affaire, l’”Ibizagate”, Kurz è indagato dal maggio di quest’anno per falsa testimonianza.
Così oggi per la seconda volta il giovane cancelliere ha dovuto gettare la spugna, anche se in un primo momento aveva manifestato l’intenzione di non dimettersi. Sono stati soprattutto i Verdi, in maggioranza e con membri nel governo, ad insistere per le sue dimissioni, stessa cosa i partiti di opposizione.
L’indagine per corruzione riguarda fatti risalenti a quando Kurz era ministro degli Esteri, nella fattispecie fra il 2016 e il 2018, e indicano un presunto utilizzo illecito di fondi del ministero delle Finanze per pilotare i sondaggi a favore suo e del partito di cui è leader, il Partito Popolare.
Con lui sono indagati anche suoi stretti collaboratori, tra cui l’ex ministro Sabine Beinschab, il suo consulente Stefan Steiner e membri dell’ufficio stampa quali Johannes Frischmann e Gerald Fleischmann.In conferenza stampa Kurz ha respinto ogni addebito dicendosi pronto a dimostrare la sua innocenza. Ha poi comunicato di voler rimanere parlamentare e di aver suggerito al presidente della Repubblica Alexander Van der Bellen quale suo successore il ministro degli Esteri Alexander Schallenberg, una scelta che troverebbe l’appoggio dei Verdi e dei Liberali di Herbert Kickl.