Belize. Il governo vieta le attività petrolifere lungo la barriera corallina

di Viviana D’Onofrio – 

Le operazioni di trivellazione off-shore non saranno più consentite lungo la barriera corallina del Belize ed all’interno di sette aree marine protette facenti parte del Barrier Reef Reserve System e dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1996.
Lo ha deciso lo scorso dicembre il governo del piccolo Paese centroamericano, che ha approvato un divieto di esplorazione petrolifera in mare aperto in un’area che costituisce il 15 per cento del territorio marino.
Il provvedimento è finalizzato a proteggere 1.316 miglia quadrate lungo il Barrier Reef Reserve System, il secondo sistema corallino più lungo del mondo dopo quello australiano.
Secondo quanto emerge da un comunicato emesso dal Belize Press Office, il governo ha inoltre stabilito che nelle aree che ricadono al di fuori delle grandi superfici nelle quali le operazioni di esplorazione ed estrazione petrolifera sono vietate, tali attività non saranno consentite in maniera automatica, in assenza di studi ambientali rigorosi finalizzati ad individuare gli habitat critici e le zone sensibili.
In Belize si trova il più grande sistema di barriera corallina dell’emisfero occidentale, il Meso American Reef, che si estende per circa 560 miglia.
Negli ultimi dieci anni quest‘ultimo è stato messo in serio pericolo dalla politica del governo del Paese, che ha rilasciato licenze per l’esplorazione petrolifera ed altre attività estrattive in diverse aree, tra le quali il Parco Nazionale Sarstoon Temash, una vasta area di foreste incontaminate situata lungo il confine meridionale con il Guatemala.
In Belize le attività di esplorazione petrolifera hanno avuto inizio nel 1930, quando licenze di esplorazione petrolifera sono state concesse a grandi compagnie come Shell, Esso, Texaco, Gulf Oil, Anschutz e Chevron, così come ad aziende più piccole, come Occidental Petroleum e Phillips Petroleum, ed a piccole compagnie petrolifere indipendenti.
Nel 2004 e nel 2007 il governo del Belize ha assegnato segretamente concessioni esplorative in mare aperto ad alcune società petrolifere senza chiedere preventive valutazioni dell‘impatto ambientale di simili operazioni. Le aziende locali che hanno ottenuto le concessioni, inoltre, avevano poca o nessuna esperienza nella difficile attività di estrazione del petrolio in mare aperto.
La politica del governo ha scatenato forti proteste in tutto il Paese e l’opposizione dei gruppi ambientalisti. L‘economia del Belize è fortemente dipendente dal turismo, che costituisce il 40$ del PIL del Paese. Di conseguenza, fin dall’inizio le popolazioni locali si sono opposti alle attività di estrazione petrolifera offshore nel timore che essa avrebbe provocato danni devastanti al turismo ed alla pesca industriale.
La consapevolezza dei rischi insiti in attività di estrazione petrolifera in mare aperto è notevolmente cresciuta in seguito all’incidente avvenuto il 20 aprile del 2010 nel Golfo del Messico, quando la piattaforma petrolifera Deepwater Horizon della società petrolifera La BP esplose durante la realizzazione di un pozzo a 1.500 metri di profondità nelle acque del Golfo del Messico, a 40 miglia al largo delle coste della Louisiana, causando il riversamento in mare di circa 780 milioni di litri di petrolio. La fuoriuscita di greggio continuò fino al 15 luglio 2010, provocando la distruzione delle foreste di mangrovie e l’erosione della costa.
Un’eventuale fuoriuscita di petrolio al largo del Belize avrebbe, ovviamente, effetti devastanti per il Barrier Reef Reserve System del Belize.
Nel 2010 l’Unesco ha inserito il Barrier Reef Reserve System nella lista dei suoi siti protetti in pericolo a causa delle attività petrolifere off-shore, dichiarando la ricerca e l’estrazione di petrolio in mare aperto non compatibili con lo status di World Heritage site.
Nel 2012, in un referendum popolare organizzato dal gruppo ambientalista Oceana, quasi il 96% dei 30.000 partecipanti ha votato contro le operazioni di esplorazione e perforazione petrolifera in mare aperto.
Nel 2013 la Corte Suprema del Paese ha deliberato in favore di Oceana e di altri gruppi non governativi, che si erano appellati a quest’ultima contro il governo, ritenuto colpevole di non aver preventivamente valutato l’impatto ambientale dei contratti offshore sul mare del Belize, così come richiesto dalla legge, prima del rilascio dei contratti.
La Corte ha infatti reso nulle le sei concessioni off-shore emesse dal governo nel 2004 e nel 2007 ed ha rilevato che i contratti sono stati stipulati con aziende che non hanno dimostrato una comprovata capacità di poter fornire fondi, attrezzature, strumenti e competenze tecniche necessari per praticare operazioni di esplorazione ed estrazione petrolifera in modo sicuro dal punto di vista della salvaguardia dell’ambiente.
Nel maggio 2015 il governo del Belize ha nuovamente proposto di aprire le proprie acque a licenze di esplorazione petrolifera off-shore, nonostante le resistenze manifestate da anni dalla popolazione locale e dagli ambientalisti.
A sostegno delle proprie intenzioni, il governo ha presentato uno studio, intitolato “Offshore Drilling: Potential Benefits and Risks“, nel quale sono stati esposti i potenziali benefici economici derivanti al Paese dall’estrazione di petrolio e di gas naturale.
All’inizio dello scorso dicembre, però, il governo, sotto la forte pressione della popolazione locale, degli ambientalisti e dell’Unesco, che aveva programmato una visita nel Paese finalizzata a monitorare lo status dei siti protetti, è stato costretto a fare marcia indietro.
Così è arrivato il divieto di condurre attività di esplorazione ed estrazione del petrolio nelle aree marine protette del Belize e la previsione di una moratoria temporanea relativamente ai restanti mari.
La decisione del governo si presenta, dunque, come un importantissimo risultato ottenuto nel perseguimento della salvaguardia dell’ambiente, anche se molto resta ancora da fare in questa direzione.
Gli ambientalisti chiedono, infatti, che non vengano protetti soltanto i siti Unesco, ma che venga vietata qualsiasi attività di esplorazione ed estrazione petrolifera in tutte le acque del Belize.