Bolivia. La campagna elettorale di Morales tra gli incendi e la disputa con il Cile

di Alberto Galvi

Nel bel mezzo della campagna elettorale boliviana alcuni partiti di opposizione hanno attaccato il presidente Morales sulla sua gestione della disputa marittima con il governo cileno, e per la questione degli incendi che hanno bruciato i boschi del paese andino.
Gli incendi in Bolivia sono iniziati alla fine di luglio, e per spegnerli hanno collaborato più di 5 mila persone, tra vigili del fuoco e volontari. Il presidente Morales è stato criticato dalle opposizioni per aver incoraggiato negli ultimi anni attraverso le leggi, gli agricoltori e gli allevatori a insediarsi nelle foreste, facendo aumentare l’utilizzo del “chaqueo” per bruciare la vegetazione, al fine di preparare il terreno per colture e pascoli, nonostante la siccità.
Oltre a numerosi aiuti internazionali, il governo boliviano ha noleggiato diversi aerei cisterna ed elicotteri per aiutare a spegnere gli incendi. Il governo Morales ha infatti noleggiato un Boeing 747 Supertanker, in dotazione ai corpi dei vigili del fuoco dei paesi più avanzati, con una capacità di carico di 75 mila litri.
La critica al governo Morales è avvenuta a luglio, quando ha modificato mediante decreto il regolamento delle terre permanenti per la produzione forestale, autorizzando la bonifica e il controllo dell’incendio delle foreste nei Dipartimenti di Beni e Santa Cruz per fini agricoli. Di conseguenza, alcuni gruppi ambientalisti e difensori dei diritti dei popoli indigeni, hanno rimproverato a Morales di aver modificato le norme per espandere i terreni agricoli.
La questione dello sbocco sul mare è importante per i boliviani, infatti ogni 23 marzo il paese celebra la Giornata del mare, per ricordare la perdita della costa di 400 chilometri lungo il Pacifico, ora appartenente al Cile. La Bolivia perse l’accesso al mare dopo la cosiddetta Guerra del Pacifico, che coinvolse 3 Stati: Bolivia, Cile e Perù.
Questo conflitto armato è stato combattuto tra il 1879 e il 1884 nell’Oceano Pacifico, nel deserto di Atacama in Cile e negli altopiani e nelle valli peruviane. A far scatenare il conflitto, è stato l’aumento delle tasse da parte del governo boliviano agli esportatori di salnitro, e la violazione del trattato di frontiera del 1874.Il casus belli scoppiò, quando l’esercito cileno occupò il porto boliviano di Antofagasta nel febbraio 1879.
Per quanto riguarda la Bolivia, aveva un’alleanza difensiva con il Perù. La Guerra del Pacifico finì nel 1884, con il Patto di tregua permanente, in cui la Bolivia perse la sua unica uscita sovrana sull’Oceano Pacifico. Il Perù cedette invece al Cile il Dipartimento di Tarapacá, e per un decennio le province di Arica e Tacna. La Guerra del Pacifico rimane tutt’ora irrisolta, con dispute territoriali che coinvolgono i 3 Stati, che hanno partecipato al conflitto.
La sentenza dell’ICJ (International Court of Justice) dell’Aja, con 12 voti favorevoli e 3 contrari, è arrivata il 1° ottobre del 2018 sulla disputa marittima boliviana, stabilendo che il Cile non ha l’obbligo di negoziare uno sbocco al mare con la Bolivia, anche se ciò non dovrebbe essere inteso come un ostacolo per possibili futuri negoziati.
Ricordiamo che l’ICJ dell’Aja è composta da 15 giudici, e dirime le dispute fra gli Stati membri delle Nazioni Unite che hanno accettato la sua giurisdizione. I giudici di questa Corte, vengono scelti dall’Assemblea generale dell’ONU.
Questo processo contro il Cile è iniziato nel 2013. La Bolivia ha contestato al paese sudamericano di non aver rispettato le promesse e gli obblighi firmati in precedenza, come quello di un accesso territoriale sovrano verso il mare, e un porto sotto il suo controllo.
Tuttavia alla Bolivia, era stato concesso un perpetuo e libero diritto di transito commerciale, attraverso il territorio cileno e attraverso i porti del Pacifico. L’ICJ ha ascoltato le accuse di entrambe le parti, per decidere se avesse giurisdizione nel caso.
Il processo è stato poi avviato nel 2015, quando i giudici internazionali si sono dichiarati competenti per la decisione definitiva. L’attuale delimitazione territoriale, era stata fissata nel 1904, con la quale si affermava che la sovranità cilena si estendeva lungo il confine con il Perù, e che quella della Bolivia non era sufficiente per arrivare al mare.
Subito dopo la sentenza dell’Aja, il governo boliviano ha ancora una volta ribadito, che non rinuncerà alla richiesta di uno sbocco al mare, anzi al contrario, indicherà una strategia basata sulla crescita economica in modo che la sua voce diventi più pertinente. Il presidente boliviano Morales, ha ribadito questo concetto anche nei giorni scorsi, durante la 74a sessione dell’Assemblea generale dell’ONU.
A poche settimane ormai dalla fine della campagna elettorale, l’esito per la vittoria di Morales al suo quarto mandato sembra scontato. Per i partiti di opposizione del MNR (Movimiento Nacionalista Revolucionario), e del partito Bolivia dijo NO, la possibilità di vittoria è quasi nulla. Il candidato del primo dei 2 partiti è Virgilia Lema, mentre il candidato alla presidenza del secondo partito è Óscar Ortiz.
Negli ultimi mesi, sembrava dai media che la popolarità di Morales fosse in calo, dopo gli incendi che hanno distrutto parte della foresta boliviana. Morales con quelle leggi approvate, ha cercato di stimolare lo sviluppo e la crescita economica del paese andino, diversificandola con aziende agro-alimentari. Ricordiamo che fino ad ora, l’economia del paese è dipesa quasi completamente dall’esportazione di gas naturale.
La questione dello sbocco sul mare della Bolivia, si è ripercossa sulla campagna elettorale. Per i partiti di opposizione, i responsabili della sconfitta dello scorso anno contro il Cile alla sentenza dell’Aja, sono il partito MAS (Movimiento al Socialismo) e il FRI (Frente Revolucionario de Izquierda). Il candidato presidente del primo dei due partiti è Evo Morales, mentre il candidato alla presidenza del secondo partito è Carlos Mesa. I 2 principali candidati alle elezioni, si daranno battaglia alle presidenziali del prossimo 20 ottobre.