Bolton in Ucraina, Moldavia e Bielorussia. Per contenere le mire di Putin

di Giuseppe Gagliano

Il consigliere per la Sicurezza degli Stati Uniti, John Bolton, si è recato a Minsk, in Bielorussia, per incontrare il presidente Alexander Lukashenk. Partendo dal dato di fatto che nessun alto funzionario del governo americano ha mai visitato la Bielorussia in 18 anni e al di là della problematiche circa i diritti umani e il sistema politico autocratico sollevate da Bolton, le motivazione di questo incontro sono sia di ordine geoeconomico che geostrategico. Per quanto concerne la problematica geoeconomica, la Bielorussia intende acquistare petrolio greggio dagli Stati Uniti. Se questo avvenisse contribuirebbe ad allentare la presa di Mosca su Minsk, dato che la Russia attualmente fornisce circa il 99% delle importazioni di petrolio greggio della Bielorussia. Tuttavia non va dimenticato che la Russia allo stato attuale è pienamente coinvolta negli affari economici, militari e politici della Bielorussia. Entro la fine dell’anno la Bielorussia e la Russia discuteranno della possibilità di un’integrazione politica, anche se la gran parte dei cittadini della Bielorussia è contraria all’inclusione del paese nella Federazione Russa. Questa esigenza di natura strategica da parte della Russia è determinata dal fatto che Vladimir Putin ritiene che la Bielorussia rientri a pieno titolo nella sua sfera di influenza e considera la Bielorussia uno stato cuscinetto tra i confini russi e quelli occidentali filo atlantici (la Bielorussia infatti geograficamente è uno stato limitrofo alla Polonia).
Per quanto riguarda la motivazione geostrategica americana, questa nasce dalla necessità di ostacolare o impedire questa integrazione che minaccerebbe la proiezione di potenza atlantica.
L’incontro di Bolton con la premier moldava, Maia Sandu, la quale ha dichiarato di aver intenzione di liberare la Moldavia dal sistema oligarchico che la caratterizza dal 1991, anno della sua indipendenza da Mosca, ha visto il consigliere Usa per la Sicurezza sostenere la validità di tale scelta, perché costituirebbe la condizione fondamentale per promuovere gli investimenti americani. Tuttavia la questione centrale dell’incontro è stata relativa da un lato alla modernizzazione militare, con gli Stati Uniti che finanziano la Repubblica di Moldavia con circa 15 milioni di dollari l’anno, e dall’altro lato al fatto che gli Usa intendono rafforzare la partnership tra la Moldova e la Nato in funzione di contenimento russo.
Bolton ha incontrato anche il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelenskiy con finalità politiche, militati ed economiche certamente complesse. Da un lato Bolton ha ribadito in maniera ferma e chiara la contrarietà degli Stati Uniti al fatto che la Cina acquisti la Motor Sich, fabbrica di motori per elicotteri ed aerei con sede nella città di Zaporozhye attraverso la Beijing Skyrizon e il gruppo Xinwei, perché questa acquisizione rappresenterebbe un pericolo per la sicurezza nazionale americana;
in secondo luogo il consigliere ha ribadito sia l’assoluta contrarietà all’annessione della Crimea sia la necessità di contrastare le forze separaste russe nel Donbass. Infatti dal 2014, anno dell’annessione, il Pentagono ha stanziato aiuti economici che ammontano a più di un miliardo di dollari, denaro che comprende anche il sostegno militare e nello specifico relativo all’addestramento e all’equipaggiamento dell’esercito.
Al di là delle recenti dichiarazioni di Donald Trump relative alla necessità di bloccare i 250 milioni di dollari in aiuti all’Ucraina, in attesa di verificare se questo sostegno sia coerente con gli interessi della sicurezza nazionale americana, la vera questione geoeconomica oggetto dell’incontro è stata la necessità da parte dell’Ucraina di fare fronte comune con gli Stati Uniti contro il gasdotto russo Nord Stream 2. Infatti, una volta completata, questa fondamentale infrastruttura energetica metterebbe la Russia nelle condizioni di evitare di passare attraverso il territorio ucraino e le consentirebbe, grazie alla collaborazione con la Germania, di avere un ruolo dominante nelle forniture di gas a livello europeo, emarginando gli Stati Uniti.