Brexit. L’Alta corte ferma May: l’esito del referendum deve passare per il parlamento

di Guido Keller –

may-con-gina-miller-grandeBrexit. Tutti la vogliono, ma nessuno è disposto a prenderla. E’ infuriata oggi Theresa May, la premier britannica succeduta a David Cameron con il preciso compito di traghettare la Gran Bretagna fuori dall’Unione Europea: l’Alta corte britannica ha sentenziato infatti che è compito del parlamento, cioè della Camera dei Comuni, ratificare il risultato del referendum del 23 giugno sulla Brexit, per cui la lettera di dissociazione prevista dall’articolo 50 dello Statuto europeo potrà essere consegnata a Bruxelles solo dopo questo passaggio.
Tutto fermo quindi per quanto riguarda l’apertura delle trattative con l’Unione Europea e con i singoli 27 membri, cosa che porterà indubbiamente ulteriore instabilità politica ed economica.
Gia oggi banche e grandi aziende stano portando le loro sedi al di fuori della Gran Bretagna, per cui May e il suo governo volevano una “hard Brexit”, cioè l’uscita totale dall’Ue, in tempi brevi, entro marzo.
A mettere il bastone tra le ruote della May è stata un’altra donna, la 51enne businesswoman Gina Miller, di origini sudamericane, la quale si è rivolta all’Alta corte per chiedere il rispetto rigoroso del ruolo del parlamento, facendo di conseguenza saltare quanto la premier britannica stava intessendo se non addirittura l’esito del referendum stesso.
D’altro canto May aveva tentato di scongiurare il passaggio in parlamento, dove sono molti i deputati anti-Brexit, rifacendosi ad una legge del XVII secolo, ma va detto che tradizionalmente la Gran Bretagna non è dotata di una Carta costituzionale, bensì il sistema delle leggi è basato sulla giurisprudenza.
“La Corte – ha sentenziato il giudice – accetta l’argomentazione principale dei ricorrenti” e “non accoglie le argomentazioni avanzate dal governo, che ritiene questo voto inutile”: il referendum viene così visto come consultivo, e senza il passaggio in parlamento si sarebbe arrivati ad una violazione dell’accordo con cui, nel 1972, la Gran Bretagna ha aderito all’Unione Europea.
May ha già garantito un nuovo ricorso all’Alta corte, “Ricorreremo in appello contro questa sentenza”, poiché “Il Paese ha votato per lasciare l’Unione Europea in un referendum approvato dal parlamento e il governo è determinato a far rispettare il risultato del voto”. Ma è tutto il fronte pro Brexit ad essersi sollevato, con il leader dell’Ukip Nigel Farage che ha twittato che la sentenza “scatenerà la rabbia”, osservando che ora il rischio è di andare verso una “mezza Brexit”.
La premier scozzese Nicola Sturgeon, che sta spingendo per un nuovo referendum secessionista al fine di rimanere nell’Unione Europea, ha affermato che “La sentenza è estremamente significativa e testimonia il caso e la confusione all’interno del governo di Londra”, ed ha aggiunto che i deputati del Partito nazionale scozzese “non vorranno certo votare per qualcosa che mina la volontà o gli interessi del popolo scozzese”.
A breve May chiamerà il capo della commissione Ue Jean Claude Junker, il quale a onor del vero ha spinto fino ad oggi per l’apertura immediata delle procedure di dissociazione dall’Ue.