Cina. Nominato un nuovo vescovo a Shanghai in violazione dell’accordo con la Santa Sede

di Alberto Galvi

Le autorità cinesi hanno nominato un nuovo vescovo a Shanghai, in apparente violazione del patto bilaterale con la Santa Sede, la quale è stata informata pochi giorni fa della decisione della Cina di trasferire il vescovo Shen Bin da Haimen, nella provincia di Jiangsu, alla diocesi di Shanghai. L’annuncio è arrivato appena quattro mesi dopo che il Vaticano ha accusato la Cina di violare l’accordo bilaterale sulla nomina dei vescovi installandone uno in una diocesi non riconosciuta dalla Santa Sede.
Il contestato patto è stato rinnovato lo scorso ottobre per la seconda volta dal 2018. Da quando è stato raggiunta l’intesa, solo sei nuovi vescovi sono stati nominati in accordo tra il Vaticano e la Cina, e ciò dimostra che il documento non sta producendo gli effetti desiderati, con crescenti restrizioni alla libertà religiosa in Cina per i cristiani e le altre minoranze.
L’accordo era un tentativo di allentare nella Cina continentale una divisione di lunga data tra i cattolici clandestini fedeli al Papa e una Chiesa ufficiale riconosciuta dallo Stato. Per la prima volta dagli anni ’50 entrambe le parti hanno riconosciuto il Papa come capo supremo della Chiesa cattolica romana.
Al momento non c’è stata risposta da parte dell’ambasciata cinese a Roma.
Shen è stato nominato dal Consiglio dei vescovi cinesi che lui stesso presiede, organo controllato dal Partito Comunista Cinese non riconosciuto dal Vaticano.
Secondo la Santa Sede il vescovo ausiliare della città, Ma Daqin, dovrebbe amministrare la diocesi, ma è agli arresti domiciliari dal 2012, da quando ha rifiutato pubblicamente di aderire all’Associazione patriottica cattolica cinese, l’organismo comunista che governava la Chiesa locale. Il vescovado di Shanghai era vacante da 10 anni dalla morte di Jin Luxian nell’aprile 2013.