CINA. Una provincia limita il ricorso ai lavori forzati

TMNews, 7 feb 13 –

La provincia cinese di Yunnan ha annunciato che non ricorrerà più al sistema di “rieducazione con il lavoro” per alcuni reati. Stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa Xinhua, il responsabile per la giustizia della provincia sud-occidentale del Paese ha precisato che le persone sospettate di “minare la sicurezza dello Stato” e di “diffamare l’immagine degli alti funzionari”, così come quelle condannate per aver “innescato rivolte” protestando contro le autorità non verranno più mandate nei campi di lavoro. Meng Sutie ha aggiunto che la provincia “sospenderà in via temporanea” l’applicazione di tali condanne in vista di una riforma nazionale. Nelle scorse settimane si sono moltiplicati i segnali di una possibile riforma del sistema, che risale al 1957. Lo stesso nuovo leader del regime, Xi Jinping, ha ammesso che si tratta di un problema “urgente”. Il sistema dei campi di lavori prevede pene fino a un massimo di quattro anni di “rieducazione” inflitte da una commissione di polizia senza che l’imputato sia chiamato a rispondere delle accuse. Gran parte delle persone che ricevono tale pena sono accusate di furto, prostituzione, tossicodipendenza o altri reati minori; tuttavia, molti sostengono che vengano usati anche per mettere a tacere dissidenti e oppositori del governo. Un rapporto Onu del 2009 aveva stimato in 190.000 i cinesi rinchiusi nei capo di lavoro.