Clima. Eurostat, ‘in Europa aumentano le emissioni da fossili’

di C. Alessandro Mauceri

inquinamentoA pochi giorni dalla firma (ma non dalla ratifica) a New York degli accordi del COP21 di Parigi, sono stati resi noti i dati relativi alle emissioni di CO2 nei paesi dell’Unione Europea: secondo quanto diffuso da Eurostat, tra il 2014 e il 2015 le emissioni causate dalla combustione di carburanti fossili sono aumentate dello 0,7 per cento.
Ai vertici della graduatoria vi sono Germania e Gran Bretagna, seguite dall’Italia, dalla Francia e dalla Polonia. Pochi i paesi in cui le emissioni sono diminuite: Malta, Estonia, Danimarca, Finlandia e Grecia.
Come appare evidente osservando questi dati, la causa di ciò è dovuta prima di tutto alla diversa volontà dei paesi dell’Unione di rinunciare ai combustibili fossili e in modo particolare a quello maggiormente inquinanti come il carbone. Ciò ha causato una divergenza di obiettivi e il mancato rispetto dei “buoni propositi” che pure vengono regolarmente inseriti nei piani pluriennali di sviluppo.
A maggio 2013, ad esempio, in un report della Commissione europea si leggeva che “La legislazione dell’Ue è stata messa a punto per promuovere l’uso delle fonti di energia rinnovabile, potenziare gli sforzi in materia di efficienza energetica e garantire lo sfruttamento del petrolio e del gas offshore in condizioni di sicurezza”.
La realtà è che molti paesi continuano a fare l’esatto contrario. E lo fanno con il sostegno finanziario fornito dalle misure promosse dalla Commissione europea che solo pochi mesi fa ha deciso di concedere aiuti per 217 milioni di euro a progetti finalizzati alla distribuzione di combustibili fossili come il gas.
Ma non basta. Secondo i dati IEA diffusi da Assocarboni, la principale fonte energetica in Europa è il carbone. Proprio il combustibile fossile maggiormente inquinante in assoluto. Anzi, stando ai dati forniti da Can Europe (Climate action network), il network che unisce oltre un centinaio di organizzazioni ecologiste in oltre 30 Paesi, in Europa è in atto una vera e propria corsa a costruire nuove centrali elettriche alimentate a carbone: 110 nuovi impianti in quattordici paesi europei. Di questi oltre la metà (75) in Turchia, otto in Bosnia ed Erzegovina e poi sette in Polonia, quattro in Serbia e in Germania, due in Romania e una in Croazia, Repubblica Ceca, Grecia, Kosovo, Macedonia, Montenegro, Regno Unito. Una nuova centrale a carbone dovrebbe essere costruita anche in Italia (che pure fino ad ora aveva fatto un ricorso molto limitato a questa fonte energetica): la Sulcis Power Station verrà realizzata nella Sardegna sud occidentale, non lontano da una miniera di carbone.
Tutto questo a discapito delle promesse di ridurre le emissioni di CO2 e di ridurre l’innalzamento delle temperature.
Scelte geopolitiche ed energetiche che dimostrano che non c’è nessuna intenzione di fare davvero qualcosa per l’ambiente.