Colombia. La sinistra grande sorpresa alle elezioni

In attesa delle presidenziali di maggio.

di Paolo Menchi

Il 13 marzo scorso si sono svolte in Colombia le elezioni legislative e le primarie presidenziali, ricco antipasto delle elezioni che si svolgeranno il prossimo 29 di maggio che designeranno il nuovo presidente.
La vera novità che risalta dall’esito elettorale è che sembra che i colombiani non abbiamo più quel timore della sinistra che li aveva sempre contraddistinti e che la governabilità del Paese è minacciata da una polarizzazione tra tre forze (destra, centro e sinistra) che dovranno spesso probabilmente trovare un accordo per poter legiferare.
Certamente l’uomo nuovo e, al momento, favorito anche per le elezioni presidenziali, è il leader della sinistra Gustavo Petro, ex guerrigliero del movimento M-19 che ha anche passaporto italiano e che è stato il più votato nelle elezioni legislative con circa quattro milioni e mezzo di voti e che ha portato il suo schieramento, Pacto Histórico, a raggiungere il massimo risultato per un partito di sinistra con 17 senatori e 25 deputati, in un parlamento ancora dominato dalla destra, seppur frammentata in sei diversi schieramenti, che sembrano però piuttosto compatti nell’appoggiare come presidente l’ex sindaco di Medellin Federico Gutierrez, che ha consolidato la sua candidatura raccogliendo più di due milioni di voti.
Il vero sconfitto delle ultime lezioni è stato il centro che ha perso molti consensi e che, con la scelta di Sergio Fajardo che ha raccolto solo 700mila voti, non ha saputo esprimere un vero leader incontrastato che possa presentarsi con aspirazioni di vittoria a maggio Se nessun candidato, come appare possibile se non probabile, raggiungerà la maggioranza assoluta il 29 di maggio, il centro potrebbe essere l’ago della bilancia per indirizzare la vittoria verso il candidato di destra o di sinistra.
La Colombia ha affrontato queste ultime elezioni con un grande malcontento popolare sfociato in manifestazioni di piazza, anche piuttosto violente, iniziate alla fine del 2019 e che hanno avuto la punta massima nel 2021 per protestare contro la riforma fiscale e contro le scarse misure a livello sociale prese dal governo per fronteggiare l’impatto della pandemia nell’economia del paese.
Proprio in considerazione della campagna elettorale in cui ha promesso interventi di politica sociale, sanità pubblica e di ridistribuzione del reddito ed approfittando dell’impopolarità del governo attuale che su questi temi non era intervenuto in modo adeguato, Pedro ha saputo attirare una massa di voti inattesa promettendo anche di aumentare le tasse alle grandi aziende e ai latifondisti e di comprare terreni per ridistribuirli ai contadini.
Normalmente queste promesse da una parte attirano voti, dall’altra spaventano i ceti sociali medio alti tanto è vero che il suo rivale Gutierrez lo ha già accusato di volersi ispirare al chavismo venezuelano e di voler mettere in discussione la proprietà privata.
Vedremo nei prossimi due mesi come i due maggiori contendenti giocheranno le loro carte in vista del voto di fine maggio, al momento con esito molto incerto.