Comunismo in salsa cinese: la nipote di Mao è miliardaria

Notizie Geopolitiche
La distribuzione della ricchezza nella Cina moderna sta facendo molto discutere. Nella lista dei ricchi, oltre  che numerosi esponenti del parlamento cinese, figura il nome di una discendente di Mao. Si tratta di Kong Dongmei e del marito. Lei è la figlia dell’unica figlia superstite di Mao, laureata presso l’università di Astronautica di Pechino, ha attenuto un master presso l’università della Pennsylvania, ha aperto un negozio di libri volto a proteggere la cultura comunista, capitalizzando così il nome di suo nonno, su cui ha scritto quattro best-seller. Il marito è presidente di una delle maggiori compagnie di assicurazioni.
Il loro patrimonio è stimato sui 5 miliardi di yuan, quasi 620 milioni di euro.
La presenza di nomi così illustri in una lista di miliardari porta numerose critiche contro “l’ipocrisia” di un paese che continua a professare gli ideali maoisti. Un sondaggio ha mostrato, inoltre, come i laureati provenienti da famiglie con incarichi statali guadagnino almeno il 15% in più rispetto a quelli provenienti da famiglie normali.
Nel 2009 il generale Mao Xinyu, nipote di Mao, aveva assicurato che il patrimonio degli eredi di Mao era onesto e pulito, e che i membri della famiglia vivessero di modesti stipendi, poiché nessuno lavorava nel campo degli affari.
In molti hanno ironizzato, sul web, sulla distanza abissale tra la nipote del Presidente Mao e i suoi ideali. Luo Chongmin è solo uno dei tanti cinesi che hanno sollevato delle critiche nei confronti di questa notizia: Mao aveva portato allo sradicamento della proprietà privata ma la sua discendenza ha sposato un capitalista e violato la politica della pianificazione familiare. Infatti, ai più non è sfuggita non solo la notizia inerente alla ricchezza di Kong Dongmei, ma anche il fatto che ha violato la politica del figlio unico: la coppia avrebbe, infatti, tre figli, due femmine e un maschio.
Di questi giorni la notizia che anche il regista di “Lanterne rosse” e “La foresta dei pugnali volanti”, Zhang Yimou, esponente di spicco della cultura ufficiale cinese, è accusato di aver ripetutamente infranto la legge: il regista di “La città proibita” avrebbe almeno sette figli.
La notizia ha scatenato polemiche: chi ha denaro è superiore alla legge, superando tutto e ottenendo ciò che vuole. I ricchi possono avere più figli, mentre i poveri sono costretti ad aborti forzati.
Le autorità cinesi hanno aperto un’inchiesta.
Da oltre trenta anni esiste una legge che impone ai cinesi un solo figlio, legge che sta tenendo banco negli ultimi tempi e che spesso si dimostra fallace, vista la diminuzione di nascite, l’invecchiamento della popolazione e la diminuzione della forza lavoro.