Contro la sua acclarata inefficacia, rifondare le Nazioni Unite

di Ciro Maddaloni * –

Le Nazioni Unite sono troppo importanti per essere, nella realtà, poco influenti e spesso inefficaci nelle loro azioni, come avviene da troppo tempo. Quello che abbiamo visto in Ucraina negli ultimi sette mesi è infatti solo l’ultimo esempio dell’inefficacia e delle difficoltà che incontra l’ONU nel gestire e risolvere le crisi che si manifestano nel mondo con crescente frequenza: risolvere le crisi è fondamentale per prevenire i conflitti armati. Questo è il ruolo primario delle Nazioni Unite, quindi la sua incapacità di risolvere le tensioni e le guerra che si presentano di volta in volta, pone in dubbio non solo l’operato nel singolo caso, come sta avvenendo adesso in Ucraina, ma mette in dubbio l’intera efficacia delle Nazioni Unite, vanifica l’esigenza stessa di mantenere una struttura costosa ed elefantiaca, che quando serve risulta invece essere totalmente impotente, non in grado di redimere alcuna tensione e prevenire alcuno scontro.
L’inefficacia delle Nazioni Unite è emersa prepotente con la guerra in Ucraina perché è alla ribalta dell’opinione pubblica europea e internazionale. Ma lo stesso problema esiste nel Tigrè, al confine tra Etiopia Settentrionale e Eritrea, dov’è in corso un conflitto violentissimo che va avanti da molti anni. In questa guerra dimenticata, o forse sarebbe meglio dire ignorata, si stanno consumando le violenze più truci contro i più deboli (donne, bambini ed anziani inermi).
La stessa indifferenza verso la guerra civile in Nigeria, Paese da anni devastato da un conflitto interno ai suoi confini nel centro e nel sud del Paese. Una guerra a bassa intensità, termine tecnico che purtroppo non lascia trasparire la durezza del conflitto e la violenza che si scatena da anni tra le diverse etnie e religioni nel Paese. Violenza che affonda le sue radici nella mancata definizione dei confini sub-regionali in cui si dovrebbe suddividere la nazione.
Un’altra guerra dimenticata è quella fomentata dagli interessi economici e post-coloniali della Francia in Mali che vede il coinvolgimento anche dell’Unione Europea, che sostiene questa guerra. La motivazione addotta è quella di contrastare l’espansione dello Jihadismo nella regione. Ma sappiamo bene che son ben altre le ragioni per cui la Francia alimenta questa guerra in Centro Africa.
La guerra in Libia, anche questa interna al Paese, tra le milizie di Fathi Bashagha, sostenute dal generale Khalifa Haftar contro le truppe del governo di Unità Nazionale, riconosciuto dall’ONU.
La guerra nello Yemen, cominciata nel 2015, che ha provocato decine di migliaia di vittime, centinaia di migliaia di profughi ed ha devastato completamente il Paese. Di fatto non esistono negoziati politici tra gli yemeniti, anche se l’ONU ha riunito un Comitato militare per l’attuazione tecnica di una tregua. La guerra in Siria; la guerra in Afghanistan; Le tensioni tra India e Pakistan…. E si potrebbe proseguire nel triste elenco dei conflitti in corso da anni i varie parti del mondo.
Ma torniamo alla guerra in Ucraina. Non dimentichiamo che le ostilità non sono cominciate il 24 febbraio scorso, ma il 27 febbraio 2014 quando la Russia inviò proprie truppe senza insegne a prendere il controllo del Governo locale in Crimea. E l’11 marzo successivo il nuovo governo filorusso dichiarò la propria indipendenza dall’Ucraina.
L’ONU non è intervenuta allora e non lo ha fatto neppure il 24 febbraio 2022 quando la Russia ha avviato le operazioni militari per invadere l’Ucraina. Ma il vero problema è che dal 2014 al 2022 l’ONU non ha portato avanti alcuna operazione di rilievo per redimere il conflitto nato tra Ucraina e Russia sulla Crimea e sulle aree russofone delle altre regioni di confine.
Se le Nazioni Unite avessero avuto visione e voglia di risolvere una situazione di tensione che si stava sviluppando in quell’area, avrebbero dovuto interventi immediatamente con un’azione diplomatica e proporre e organizzare referendum tra le popolazioni di quelle regioni per verificare le loro reali intenzioni di diventare parte della Russia o rimanere ucraini ancorché di lingua russa, lingua per altro parlata da tutti gli ucraini.
Se le Nazioni Unite avessero avuto reali intenzioni di svolgere il proprio mandato internazionale avrebbero dovuto portare avanti tutte le azioni possibili già nel 2014.
Questo avrebbe forse evitato l’escalation della tensione che è seguita con un crescendo dell’invasione della Crimea e che ha portato alla guerra che sta devastando ora l’Ucraina; sperando sempre che non ci siano ulteriori escalation con l’uso di ordigni nucleari, come minacciano di fare i russi tutti i giorni.
E poi nessun intervento è stato fatto per difendere i civili inermi, obiettivo “privilegiate” delle forze armate russe in Ucraina. Lo confermano le intercettazioni telefoniche dei soldati russi che alle loro famiglie raccontano di avere avuto l’ordine di uccidere tutti, senza distinzioni! Il peso di questa guerra mirata ai civili e al loro patrimonio l’ha testimoniato l’ambasciatore Attilio Malliani, consigliere per gli Affari Esteri del sindaco di Odessa: “Esitiamo ancora a dire che è Genocidio! Eppure la Russia ha compiuto ben più di 22 mila attacchi su obiettivi civili in Ucraina, contro i 300 sui militari ucraini dall’inizio della guerra: tutto è un obiettivo da attaccare, dalle case ai centri commerciali, dalle scuole agli ospedali ai siti del patrimonio culturale dell’UNESCO”.
Certamente qualcuno dirà che la Russia siede nel Consiglio di Sicurezza nel Palazzo di Vetro e pone il veto su questa o quelle iniziative. Si dirà che l’ONU non ha potere di agire su questo o quello.
Allora non si esiti a rifondare al più presto le Nazioni Unite per adeguare il loro mandato alle esigenze e alla realtà del mondo attuale, alle attese dei civili. Rivediamo i meccanismi di voto, l’organizzazione del personale e le capacità operative e di intervento delle Nazioni Unite nel suo complesso.
Creiamo una vera forza di interposizione internazionale che possa intervenire sul campo per impedire il contatto tra le parti in conflitto.
Poniamo in essere misure forti per dissuadere/persuadere i vari Paesi nel mondo a rispettare le decisioni dell’ONU come, ad esempio, condizionare gli aiuti internazionali, la concessione di visti di viaggio e consentire l’accesso al WTO solo ai Paesi che rispettano le direttive delle Nazioni Unite.
Coinvolgiamo sempre le popolazioni civili e le attività economiche presenti sui territori qualora si dovessero sviluppare eventuali tensioni per aiutarli a trovare un punto di mediazione che possa essere accettabile dalle parti. Se non si dovesse riuscire a trovare una mediazione, si dovranno porre in essere tutte le misure per prevenire l’ulteriore escalation delle tensioni.
Vediamo se la guerra in Ucraina porterà almeno a una reale riforma e rilancio dell’ONU perché se il suo ruolo si riduce all’organizzazione delle conferenze sul clima, sinceramente non se ne giustifica il suo mantenimento.

* Esperto di eGovernment internazionale.

Articolo in mediapartnership con il Giornale Diplomatico.