Corea del Nord. Testata bomba H: è il sesto esperimento nucleare

di Guido Keller –

Kim Jong-un ha portato a termine la sua minaccia e, certo che al suo gesto seguirà solamente il solito disco rotto delle riunioni urgenti del Consiglio di sicurezza Onu e delle proteste della comunità internazionale e nulla di più, ha compiuto il sesto esperimento nucleare della Corea del Nord.
L’esplosione, avvenuta alle 12 ora locale (le 5:30 in Italia) nel nord-est del paese, per la precisione a 24 chilometri dalla località di Sungjibaegam, ha provocato un terremoto di magnitudo 6.3 della scala Richter, seguito da un altro di magnitudo 4.6, entrambi registrati dal China Earthquake Network Center con l’ipocentro a “zero chilometri”, a conferma della natura artificiale del sisma. Per avere un’idea della potenza esplosiva, che è stata di circa 100 chilotoni (1 chilotone corrisponde a 1.000 tonnellate di tritolo), si pensi che l’ordigno di oggi è stato circa 5 volte più forte della bomba sganciata dagli Usa sulla città giapponese di Nagasaki, nel 1945.
La tv di Stato nordcoreana Kctv già qualche ora prima mostrava il leader nordcoreano Kim Jong-un presso il centro militare nucleare della zona e a seguito dell’esplosione ha riportato di un “test eseguito con successo”, e di bomba all’idrogeno destinata “ad armare un super missile intercontinentale”. “La bomba, di una potenza senza precedenti – ha riportato l’entusiastica conduttrice del telegiornale – rappresenta un importante passo avanti verso l’obiettivo finale di completare la nostra capacità nucleare”. Di recente la Corea del Nord ha testato con successo il lancio di due missili intercontinentali Hwasong-14, tecnicamente in grado di raggiungere il territorio Usa.
Il test è stato confermato innanzitutto dal Giappone, il cui ministro degli Esteri Taro Kono ha fatto sapere che il suo governo sta lavorando con le altre nazioni per la convocazione di una nuova riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
A chiedere “la più forte punizione” nei confronti di Pyongyang è stato il presidente sudcoreano Moon Jae-inn, il quale ha anche fatto sapere che chiederà “lo schieramento dei più potenti asset strategici delle forze armate Usa”, cioè il ritorno nel paese delle bombe atomiche tattiche ritirate dalla Corea del Sud nel 1991.
Condanna “con fermezza” è arrivata anche da Mosca (la Russia confina con la Corea del Nord), per quanto il ministro degli Esteri Sergei Lavrov abbia ricordato che “è imperativo rimanere calmi ed astenersi da qualsiasi azione che possa portare a un’ulteriore escalation della tensione”.
Rompendo i tradizionali toni cauti, anche dalla storica (e unica) alleata Cina è arrivata una “condanna con forza”, in quanto la Corea del Nord “ha ignorato le dure sanzioni della comunità internazionale effettuando ancora una volta un test nucleare. Il governo cinese esprime la sua più forte e risoluta condanna di questo test”.
Il presidente Usa Donald Trump si è affidato nella sua (tardiva) reazione ad una serie di tweet, “La Corea del Nord ha compiuto un imponente test nucleare. Le sue parole e le sue azioni continuano ad essere molto ostili e pericolose per gli Stati Uniti”, “… La Corea del Nord è una nazione canaglia, sta diventando una grande minaccia e un imbarazzo per la Cina che sta cercando di aiutare, ma con scarso successo”, “La Corea del Sud lo sta capendo adesso, io glielo avevo detto che il dialogo non funziona, che la Corea del Nord capisce una cosa sola”. E se il collega russo Vladimir Putin ha parlato di una risposta “esclusivamente politica e diplomatica”, Trump, a chi gli chiedeva se intendesse intervenire militarmente, ha risposto “vedremo”.
L’atteggiamento belligerante del regime nordcoreano si spiega con il fatto che la Corea del Nord si trova ancora ufficialmente in guerra con gli Usa e la Corea del Sud, in quanto non è mai stata firmata la pace dal conflitto 1950 – 1953. Contestualmente gli Usa mantengono nelle proprie basi in corea del Sud circa 33mila militari, da anni vengono compiute esercitazioni navali e militari e soprattutto lì gli Usa hanno istallato armi di ogni genere, in pratica sotto la casa del nemico.
Da parte sua il regime nordcoreano utilizza la retorica da guerra anche in chiave interna per giustificare al suo popolo, costretto specie nelle aree rurali alla fame, le ingenti spese militari.