Crisi del Golfo. Gli Usa mandano altri mille uomini, ma Cina e Russia frenano

di Guido Keller

Il segretario Usa ad interim alla Difesa, Patrick Shanahan, ha annunciato di aver disposto su richiesta del comando supremo l’invio di altri mille militari in Medio Oriente. L’iniziativa va letta nel quadro delle tensioni crescenti con l’Iran, specie dopo gli attacchi a due petroliere avvenuto il 13 giugno scorso nel Golfo dell’Oman, a 40 miglia ad est del porto emiratino di Fulariah, cosa di cui gli la Casa Bianca ha dichiarato la responsabilità iraniana.
Il video mostrato urbi et orbi dal Pentagono mostra un’imbarcazione avvicinarsi ad una delle petroliere per rimuovere, stando alle accuse di Washington, una mina, ma la versione è stata respinta dalla Repubblica Islamica in quanto non si vede dal filmato che ad operare erano iraniani. Inoltre il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif ha fatto notare che i primi soccorsi sono stati operati proprio dalla Marina iraniana con tanto di evacuazione dell’equipaggio, e che nello stesso momento dell’attacco alle due navi, che dovevano portare carburante in Giappone, era in visita a Teheran il premier nipponico Shinzo Abe.
Fatto sta che la crisi sembra avviarsi verso un’escalation dagli esiti imprevedibili di cui a giovarsi sono innanzitutto i produttori di armi statunitensi, che stanno vendendo missili difensivi Patriot ai paesi del Golfo; il Pentagono ha inviato nell’area già la portaerei Uss Lincoln con il suo gruppo navale ed una nave anfibia, mentre Donald Trump ha minacciato l’invio di un contingente di 150mila uomini.
Proprio ieri Teheran ha annunciato l’intenzione di superare la soglia consentita di produzione di uranio a basso arricchimento se i paesi europei non dimostreranno una maggiore serietà sul rispetto del Jpcoa, l’accordo sul nucleare iraniano da cui si sono ritirati gli Usa: esso prevede tra l’altro la possibilità per gli iraniani di commerciare petrolio e gas, cosa che gli Usa stanno contrastando.
Shanahan ha spiegato che “I recenti attacchi iraniani validano i rapporti di intelligence che abbiamo ricevuto sul comportamento ostile delle forze di Teheran, che minacciano il personale e gli interessi americani nell’area”, ma perché ci sia un attacco serve il voto del Consiglio di sicurezza dell’Onu, dove Cina e Russia hanno diritto di veto. E, tra guerre commerciali e guerre fredde, la disponibilità di Cina e Russia nei confronti di Washington non è cosa scontata.
Il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha esortato durante la conferenza stampa congiunta con il collega siriano Walid Muallem, “tutte le parti a restare razionali e misurate, evitando ogni azione che possa provocare l’escalation delle tensioni in Medio Oriente”, dal momento che vi è il rischio di “di scoperchiare il vaso di Pandora”. Wang ha invitato l’Iran a non abbandonare il Jpcoa, per quanto gli Usa abbiano costretto i paesi alleati, tra cui l’Italia, a non acquistare idrocarburi dalla Repubblica Islamica.
Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha fatto sapere che la Russia si oppone alle iniziative che possono accrescere le tensioni nella regione, ed ha chiesto “a tutte le parti di esercitare moderazione”, Ha quindi aggiunto che “preferiremmo non vedere alcuna mossa che possa provocare l’escalation delle tensioni in una regione in cui la situazione è già tesa”.

con Fonte Ansa.