Croazia. Parlamento vota rimpasto di governo

di Valentino De Bernardis –

Capolavoro politico. Da osservatori esterni, senza essere di parte, sono queste le parole con cui si può riassumere il rimpasto di governo attuato dal presidente del consiglio in carica Andrej Plenković. Quanto siano i suoi meriti personali e quanti della capacità persuasiva dei singoli parlamentari dell’Unione Democratica Croata (HDZ) è una questione trascurabile. Rilevante è il risultato positivo e i 78 voti raccolti in parlamento (su 150), tutt’altro che scontato meno di un mese fa, quando la mancata defenestrazione del ministro delle Finanze Zdravko Marić (indipendente ma in quota HDZ) per una questione di conflitto di interessi quando era dirigente della catena di distribuzione e vendita al dettaglio Agrokor (da poco in amministrazione controllata).
La rottura dell’alleanza di governo HDZ-Most, come già avvenuto nel 2016, sembrava aprire le porte a nuove elezioni in autunno (le terze in tre anni, le seconde consecutive anticipate) che avrebbero messo in forte dubbio una ripresa economica per certi aspetti ancora debole, oltre che la credibilità croata all’interno delle istituzioni di Bruxelles.
Dopo un mese di stallo politico e contrattazioni, intervallate da una importate tornata elettorale per il rinnovo delle cariche locali a Zagabria, Split (Spalato), Rijeka (Fiume), Osijek, Dubrovnik (Ragusa) e Zadar (Zara), utile più che altro a capire la tendenza di voto di un elettorato stanco e disaffezionato, senza veri vincitori, ma con un solo vinto (Most), si è riusciti a trovare una sintesi condivisa tra alcuni partiti che hanno permesso a Plenković di avere i numeri necessari n parlamento per continuare a tenere in vita il suo gabinetto, e provare a portare l’attuale legislatura a scadenza naturale.
Contro ogni possibile previsione, a sostegno dell’HDZ è giunto il Partito Popolare Croato – Liberal Democratici (HNS), formazione politica di centro-centrosinistra (già al governo con i socialdemocratici dal 2010-2015), che dopo estenuanti dibattiti interni, con espulsioni e dimissioni, e una base elettorale parzialmente in rivolta ha deciso di entrare nell’esecutivo Plenković, con ministri propri, per senso di responsabilità verso il paese. A prendere il posto dei ministri dimissionari (e dimissionati) del vecchio alleato di governo Most, sono stati Stromar (vice primo ministro e ministro delle Costruzioni), Coric (Energia), Kuscevic (Amministrazione), Bozinovic (Interni), Pavic (Lavoro), Divjak (Educazione) e Bosnjakovic (Giustizia). Nonostante i dicasteri importanti ottenuto dal HNS, lo sfaldamento del partito ha continuato anche in sede di votazione parlamentare, con solamente cinque deputati su nove a favore dei nuovi ministri, mentre quattro hanno votato contro.
Il sostegno al governo dell’HDZ potrà rappresentare la fine politica dei Popolari? Ad oggi è ancora troppo presto per dirlo. Di certo sembra difficile vedere quale potrà essere il futuro dividendo politico di una scelta che appare a dir poco rischiosa e che il suo elettorato di riferimento ha dato già prova di non apprezzare, per una congenita differenza dall’agenda politica-economica dei conservatori.
Il completamento del capolavoro politico della maggioranza si è poi concluso con la nomina di Furio Radin, rappresentante della minoranza etnica italiana, a vice presidente della Camera, ad assicurarsi il sostegno anche delle minoranze, anch’esso di vitale importanza con dei numeri alla camera sempre risicati.
Intanto il primo ministro Plenković incassa anche un indiretto sostegno dalle istituzioni europee, che pochi giorni prima del voto di fiducia, raccomanda la chiusura della procedura per deficit eccessivo, aperto nel gennaio 2014, per Zagabria. Anche in questo caso, ci sarebbero poi molteplici considerazioni da fare, in particolare quanto di tale successo derivi dalle politiche attuate dai precedenti governi Milanovic e Oreskovic, quanto dalla ripresa economica in tutta la zona euro da cui la Croazia è fortemente dipendente, e quanto da un governo in carica da soli sei mesi. Si tratterebbe però di un discorso molto più ampio, che neppure le forze di opposizione croate (SDP su tutti) sembrano in grado di voler fare, impegnate più a cercare una propria leadership interna che a fare una vera e propria opposizione.
Rimane da sperare che con il rimpasto appena concluso e la nuova maggioranza parlamentare raggiunta, la Croazia possa finalmente contare su una solida stabilità politica, e di riflesso la ripresa economica, di cui ha un bisogno disperato.

@debernardisv
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