Datagate: anche la Corea del Sud sorvegliata speciale

di Giancarlo Pappagallo –

datagateIl “datagate” conferma di essere una mina vagante pronta ad esplodere a qualsiasi latitudine del globo. Anche a nord, e a sud, del 38mo parallelo.
Secondo i documenti top secret resi pubblici negli ultimi giorni dal New York Times, la Corea del Sud sarebbe presente dal 2007 nella lista dei 33 paesi, comprendente sia alleati che nemici, oggetto di “particolare interesse” da parte della National Security Agency (NSA).
Il documento, denominato “SIGINT Mission Strategic Plan”, ha come oggetto gli obiettivi strategici delle attività di intelligence per il quinquennio 2008-2013. Dal documento emerge chiaramente che l’interesse dei servizi americani non era rivolto solo verso la Corea del Nord, come era del resto presumibile, ma anche verso lo storico alleato del Sud.
Il documento contiene una lista di sedici “missions”, dall’antiterrorismo alla politica estera, ognuna delle quali divise in “focus areas”, relative alle minacce considerate più serie per la sicurezza nazionale, e in “accepted risks”, riguardanti i rischi più lievi, strategicamente inevitabili e accettabili in un contesto più generale di relazioni internazionali.
La Corea del Sud è inserita in quattro delle sedici missioni: rischi per le truppe USA, tecnologia strategica, politica estera e attività di intelligence straniera.
Bisogna premettere che, all’epoca della stesura del SIGINT (2007), Corea del Sud e Stati Uniti erano coinvolti in negoziati diplomatici molto complessi, fra cui, solo per citare degli esempi, quelli per la sottoscrizione di un Free Trade Agreement, i “Six Party Talks” per il programma nucleare nordcoreano, il trasferimento dei poteri di controllo delle operazioni militari in caso di guerra con il Nord, e la presenza delle truppe sudcoreane in Iraq.
Analizzando il documento, degno di menzione è in primo luogo il posizionamento di Seoul nella focus area della categoria “rischio per le forze USA”.
Nella sezione in esame viene specificato che oggetto di interesse sono le posizioni sudcoreane in relazione all’OPLAN 5027. Con questo acronimo si identifica il protocollo congiunto tra Stati Uniti e Corea del Sud recante i dettagli delle operazioni di guerra in caso di attacco. Il protocollo OPLAN 5027 è stato oggetto di accese discussioni tra i due paesi durante la presidenza di Rho Moo-Hyun, ed è stato successivamente sostituito con l’OPLAN 5029 sotto l’amministrazione Lee Myung-Bak.
Per la missione relativa alle tecnologie emergenti strategiche, la Corea del Sud risulta essere un sorvegliato speciale unitamente a Russia, Cina, India, Giappone, Germania, Francia, Israele, Singapore e Svezia. Il documento definisce le tecnologie strategiche come “tecnologie critiche che potrebbero recare un vantaggio strategico militare, economico e politico” al paese straniero. Si parla, nello specifico, dei settori del computing, dell’information technology, delle nanotecnologie,  della tecnologia anti-radar e più in generale delle nuove tecnologie con applicazioni in campo militare.
A sorpresa, anche la politica estera della Corea del Sud non sembra rassicurare la NSA e, insieme ad altri paesi come Arabia Saudita, Cina, Russia, Pakistan e Corea del Nord,  viene considerata come potenziale minaccia per le posizioni, gli obiettivi, i programmi, e le azioni espresse dal governo, anche nell’ambito di organizzazioni multilaterali. Posizioni e azioni che potrebbero avere un significativo impatto sugli interessi strategici degli Stati Uniti.
Di rilevante interesse appare, infine, l’inserimento della Corea del Sud nella sezione del documento dedicata all’intelligence straniera e alle attività di controspionaggio.
Al tener compagnia alla Corea del Sud ci sono paesi ben poco rassicuranti per gli USA, come Iran, Corea del Nord, Cuba, storici nemici, ma anche un altro paese alleato come la Francia. Evidentemente, la NSA ritiene che Seoul abbia condotto operazioni di spionaggio nei confronti degli Stati Uniti e delle sue strutture governative, militari, scientifiche e tecnologiche. Questo è scritto chiaramente nel documento.