È impossibile parlare di una strategia militare contro Gaza senza stabilire una via di uscita

di Giampaolo Sordini

Una delle frasi più citate e tratta dagli scritti dello stratega tedesco von Clausewitz del XIX secolo è “La guerra non è altro che la continuazione della politica con altri mezzi”. Ciò significa che esiste una stretta connessione tra la politica e gli obiettivi della guerra. La politica dovrebbe dettare gli obiettivi della guerra e dovrebbe anche definire l’attività politica a supporto per il conseguimento dei risultati militari che serviranno alla realizzazione degli obiettivi nazionali.
Ma i vari governi israeliani, che si sono alternati alla guida del paese, hanno generalmente evitato di definire chiaramente i loro obiettivi politici nell’arena israelo-palestinese e la strategia politico-militare scelta per raggiungere tali obiettivi.
Questa situazione di indeterminatezza e di equivocità è peggiorata durante il periodo dei governi Netanyahu dopo le dimissioni del primo ministro Olmert nel 2009. Il periodo di indeterminatezza e di equivocità è iniziato con il discorso in cui Netanyahu ha annunciato la sua disponibilità ad accettare uno Stato Palestinese a determinate condizioni, ma poi è proseguito con una politica che puntava esattamente nella direzione opposta.
Tanto da portare ad un grave indebolimento dell’Autorità Palestinese, che ha sostenuto il processo politico e l’istituzione dello status di Hamas come unico sovrano della Striscia di Gaza. Questo ha permesso ad Hamas di sviluppare notevoli capacità militari, come dimostrato dall’attacco del 7 ottobre e dalla capacità di continuare a lanciare razzi contro Israele.
Cosa vuole Netanyahu e il suo governo di emergenza nazionale? Uno stato che include Israele entro i confini del 1949 o una soluzione a due stati in diverse varianti: separazione completa, confederazione?

La politica di differenziazione.
La politica di differenziazione tra la Striscia di Gaza e i Territori palestinesi è stata un elemento centrale della politica israeliana fin dagli anni ’90: è iniziata come politica di sicurezza, quando gli attacchi di Hamas cercavano di contrastare il processo di Oslo, e come parte di esso, la circolazione tra le due aree è stata fortemente limitata, come ad esempio l’accesso agli studi per gli studenti di Gaza nelle università della Cisgiordania.
Per l’establishment della sicurezza era chiaro che il centro di gravità di Hamas è nella Striscia di Gaza e hanno cercato di impedire il collegamento tra i settori, compresa la diffusione di pericoli, materiali e conoscenze che potessero essere utilizzati per attacchi tra le due regioni.
Tuttavia, è chiaro che il rapporto politico tra le due regioni continua ad esistere ed è importante per il progresso del processo politico con i palestinesi. Il Primo Ministro Netanyahu ha adottato con entusiasmo questa politica e l’ha trasformata in una strategia politico-militare complessiva volta a impedire la creazione di uno Stato palestinese.
In questo contesto, è importante che Hamas rimanga il sovrano della Striscia di Gaza e di tanto in tanto è necessario sferrargli un colpo per rinnovare la deterrenza contro di esso come politica di contenimento.
La ragione principale per giustificare la strategia era che la divisione tra le due regioni permette di evitare pressioni per rinnovare i negoziati con i palestinesi, sia che provengano dall’esterno o dall’interno per la mancanza di un partner.

Mancano gli obiettivi.
Sono stati definiti due obiettivi principali per l’attuale guerra a Gaza, uno è l’eliminazione delle capacità militari di Hamas e l’altro è il rovesciamento del suo governo nella Striscia. Questo non è abbastanza. Uno degli obiettivi della visita del presidente degli Stati Uniti, Biden, in Israele era quello di capire dal governo israeliano quale fosse la strategia di uscita di Israele.
Questa è una richiesta giustificata. Senza una strategia di uscita, senza un obiettivo chiaro, potrebbe verificarsi una realtà intollerabile di intrappolamento a lungo termine nella Striscia di Gaza che ci porta a quattro domande:
1. Israele intende prendere il controllo della Striscia e restarci?
2. Israele intende raggiungere gli obiettivi operativi della guerra, lasciare Gaza e lasciare un vuoto di governo che porterà al caos?
3. Israele intende raggiungere gli obiettivi operativi della guerra, lasciare Gaza permettendo il ritorno al potere di Hamas purché indebolito? 1
4. Israele vuole il ritorno dell’Autorità Palestinese a Gaza? È possibile il ritorno dell’autorità senza un processo politico significativo?
Non è possibile dare una risposta a queste domande senza avere un chiaro riscontro di quali siano gli obiettivi politici di Israele nei confronti dei palestinesi.