G7 Energia: gli Usa si mettono di traverso, salta la dichiarazione congiunta

di C. Alessandro Mauceri

Dopo quello che è successo a Marrakech in tema di ambiente, e dopo le dichiarazioni del presidente americano Donald Trump, ci si aspettava il peggio dalla riunione del G7 che si è appena conclusa a Roma. Due giorni di dibattiti non sono bastati a convincere gli Usa circa l’importanza di adottare misure per ridurre le emissioni di CO2. I colloqui iniziati due giorni fa con una cena di gala proprio davanti all’ambasciata statunitense a Roma, sono stati conditi dalle proteste degli attivisti di Greenpeace, che hanno consegnato ai ministri delle sette potenze mondiali un grande termometro, ad indicare l’innalzamento delle temperature del pianeta.
Iniziati gli incontri tra i delegati la prima questione spinosa è stata la dichiarazione degli Stati Uniti che hanno presentato il Clean Air Act riguardante le emissioni delle industrie americane e hanno comunicato la propria volontà di non voler rinunciare al carbone e al petrolio. “Il segretario dell’Energia ha informato i ministri che gli Stati Uniti stanno rivedendo molte delle loro politiche e si riservano la loro posizione su questo tema, posizione che sarà comunicata successivamente”, si legge nel rapporto finale.
Al contrario “gli altri capi di delegazione hanno confermato il proprio impegno per l’attuazione dell’accordo di Parigi affinché si possa limitare l’aumento delle temperature ben sotto i 2 gradi rispetto al livello preindustriale e di fare ogni forzo per limitare l’aumento della temperatura a 1.5 gradi, hanno incoraggiato tutte le parti a ratificare l’accordo di Parigi e riaffermato il loro impegno ad accelerare le decarbonizzazione del settore energetico”.
Il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda ha parlato diplomaticamente di “dialogo molto costruttivo con gli Usa”, ma non ha mancato di sottolineare come “gli Stati Uniti stiano rianalizzando le politiche energetiche”. È per questo che “non è stato possibile – ha continuato Calenda – firmare una dichiarazione congiunta dei Paesi del G7 che copra tutti gli argomenti delle discussioni. Perciò abbiamo ritenuto di procedere con un report alla presidenza che metta insieme la discussione, ma senza una dichiarazione conclusiva”.
Unica nota positiva il fronte comune mantenuto dagli altri paesi che non hanno ceduto, almeno per ora, alle pressioni degli Usa. A sottolinearlo è stata Mariagrazia Midulla, responsabile Wwf per il clima: “La politica di Trump è preoccupante, ma è importante il fatto che gli altri governi non abbiano cercato un compromesso con gli Stati Uniti, ma siano rimasti fermi sulle loro posizioni sul clima e l’energia”.
Meno positivo il giudizio sul G7 di Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera, che ha sottolineato che “anche se dalla Cina arrivano segnali positivi, non è una buona notizia la mancanza di una dichiarazione comune dal G7 sull’Energia”.
Il presidente francese Hollande ha sottolineato che “L’accordo di Parigi è irreversibile e va attuato, però ci sono ancora reticenze, lo abbiamo visto al G7 dei ministri dell’energia dove non è stato possibile arrivare a un accordo comune sugli impegni”. Il cambio di rotta degli Usa è solo l’ennesima falla nel programma sulle politiche ambientali comuni. Il G7 appena concluso a Roma passerà alla storia più per i regali offerti dal governo italiano ai ministri presenti (cravatte per gli uomini e foulard per le donne fatti da una nota casa italiana e confezionati in scatole con il marchio del G7) che per le decisioni che sono state prese.