Gas inquinanti: l’India “misura” l’aria, ma cerca scappatoie

di C. Alessandro Mauceri

modi NarendraNei giorni scorsi ha destato sorpresa che solo pochi paesi abbiano rispettato la scadenza fissata e hanno fornito le proprie indicazioni in vista dell’incontro di Parigi del prossimo novembre sulla riduzione dei gas serra. Un timore giustificato dal fatto che gli sforzi di molte nazioni potrebbero essere vani se ad aderire al progetto e, soprattutto, a rispettare i limiti imposti non saranno tutti i paesi.
Paesi come l’India, che, insieme alla Cina, agli Stati Uniti e alla Russia), è uno dei maggiori responsabili dell’inquinamento del pianeta.
Il motivo di una tale assenza è dovuto alle attuali condizioni dell’ambiente in India. Nei giorni scorsi, durante i lavori di un convegno sull’ambiente, il premier indiano Narendra Modi ha annunciato l’adozione di un “Indice nazionale della qualità dell’aria” per misurare i veleni atmosferici in dieci città, prima fra tutte New Delhi. Un’iniziativa che si è resa improrogabile dopo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva diffuso notizie allarmanti sullo stato dell’aria nella capitale e in molte altre zone del Paese: oggi New Delhi è una delle più inquinate del mondo.
Una situazione che era già stata denunciata da alcuni quotidiani nazionali: il The Indian Express ha riferito di un forte aumento di problemi respiratori, asma e allergie nei giovani al di sotto dei 35 anni. E in alcune città i medici consigliano alle persone che soffrono di infezioni polmonari di trasferirsi altrove.
Anche le rappresentanze diplomatiche di molti paesi hanno lanciato l’allarme e hanno sconsigliato ai propri cittadini in India le attività outdoor.
In India l’inquinamento sarebbe causato dai gas di scarico dei veicoli, ma anche dalle industrie e dai numerosi cantieri edili presenti soprattutto nelle grandi città: sono proprio questi ultimi a sollevare grandi quantità di polveri sottili. Ad essere particolarmente inquinate, oltre a New Delhi, sono Agra (la città del Taj Mahal), Kanpur, Lucknow, Varanasi, Faridabad, Ahmedabad, Chennai, Bangalore e Hyderabad.
Modi, pur riconoscendo l’improrogabilità di misure per migliorare le condizioni di vita nelle grandi città ha, però, sottolineato (forse proprio in vista della riunione di Parigi) che le emissioni di CO2 in India sono minori rispetto a quelle di molti altri paesi. Argomento questo, che insieme al fatto che l’India non è ancora una nazione “sviluppata”, ma “in via di sviluppo”, è stato spesso usato dai governi indiani per respingere i vincoli previsti dagli accordi internazionali sul clima.

Nella foto: il premier indiano Narendra Modi