Gaza. 800 diplomatici occidentali denunciano “i crimini di guerra fino al genocidio” di Israele

Sotto accusa il "sostegno incontrollato" di von der Leyen.

di C. Alessandro Mauceri

Oltre 800 fra diplomatici e funzionari europei e statunitensi hanno diffuso, come lo ha definito la BBC un “documento transatlantico”, trasmesso alle cancellerie occidentali, in cui denunciano le “gravi violazioni del diritto internazionale” legate all’azione militare di Israele a Gaza, seguito all’attacco di Hamas il 7 ottobre. La lettera accusa i Paesi occidentali di complicità in quella che viene definita “una delle più gravi catastrofi umanitarie del secolo”. Si parla addirittura di potenziali scenari di “pulizia etnica o genocidio”.
Il documento, comparso per la prima volta sul sito della BBC, è stato definito confidenziale: il giornale inglese non ne fornisce copia. A farlo è il New York Times, e nella lettera si parla di “preoccupazione che le politiche dei nostri governi e istituzioni non servano i nostri interessi, e abbiamo chiesto alternative che servissero meglio la sicurezza nazionale e internazionale, la democrazia e la libertà”, nonché di “preoccupazioni professionali prevalse da considerazioni politiche e ideologiche”.
Preoccupazioni che hanno portato i firmatari olandesi, statunitensi, begli, danesi, svedesi, italiani, francesi, tedeschi, spagnoli, britannici e svizzeri a “mettere in guardia i cittadini dei nostri Paesi, che serviamo, e di agire di concerto con i colleghi transnazionali” sul fatto che “Israele non ha mostrato limiti nelle sue operazioni militari a Gaza, che hanno provocato decine di migliaia di morti civili evitabili; e che il deliberato blocco degli aiuti da parte di Israele ha portato a una catastrofe umanitaria, mettendo migliaia di civili a rischio di fame e morte lenta”. Ma la denuncia non finisce qui. Nella lettera si sottolinea che le “operazioni militari di Israele non hanno contribuito al suo obiettivo di liberare tutti gli ostaggi e stanno mettendo a rischio il loro benessere, la loro vita e il loro rilascio”, e che “le operazioni militari israeliane hanno ignorato tutte le importanti competenze antiterrorismo acquisite dopo l’11 settembre”.
Secondo i sottoscrittori della lettera “l’operazione militare in corso sarà dannosa non solo per la sicurezza di Israele, ma anche per la stabilità regionale; il rischio di guerre più ampie sta anche avendo un impatto negativo sugli obiettivi di sicurezza dichiarati dai nostri governi”.
Durissime le accuse rivolte verso i governi dei Paesi occidentali, che con il loro comportamento avrebbero “fornito all’operazione militare israeliana sostegno pubblico, diplomatico e militare; che tale sostegno è stato fornito senza condizioni reali o responsabilità; e che di fronte alla catastrofe umanitaria, i nostri governi non sono riusciti a chiedere un cessate-il-fuoco immediato e la fine del blocco di cibo, acqua e medicine necessari a Gaza”. Scelte “politiche” che hanno aumentato il “rischio plausibile che le politiche dei nostri governi contribuiscano a gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, crimini di guerra e persino alla pulizia etnica o al genocidio”.
La richiesta rivolta ai rispettivi governi e uffici dai firmatari della nota è chiara: “smettere di dire all’opinione pubblica che c’è una logica strategica e difendibile dietro l’operazione israeliana e che sostenerla è nell’interesse dei nostri Paesi”. Ma soprattutto di “ritenere Israele, come tutti gli attori, responsabile degli standard internazionali umanitari e dei diritti umani applicati altrove e rispondere con forza agli attacchi contro i civili, come stiamo facendo nel nostro sostegno al popolo ucraino; ciò include la richiesta di immediata e piena attuazione della recente ordinanza della Corte internazionale di Giustizia”.
Parole pesatissime specie se, come afferma la BBC, pronunciate da “alti funzionari”. Uno di loro, rimasto anonimo come gli altri, ha dichiarato alla CNN che questa lettera “mostra la profondità delle preoccupazioni, dell’indignazione e dell’orrore a cui tutti noi stiamo assistendo”. Ormai appare evidente che le giustificazioni che “continuano a essere fornite giorno dopo giorno non sono sufficienti”. “Ciò che era davvero importante per quelli di noi dalla parte degli Stati Uniti era unire le armi con le persone in Europa che credono che i loro governi stiano seguendo l’esempio degli Stati Uniti e si sentono vincolati da questo”, ha detto il funzionario. “Quindi abbiamo pensato che fosse importante che i funzionari statunitensi continuassero a chiarire le loro preoccupazioni sulla politica del governo su questo”.
La lettera appena pubblicata appare estremamente importante. In primo luogo perché per la prima volta conferma l’opinione di tutti: ovvero che la strage di civili portata avanti da Israele negli ultimi mesi non può e non deve in alcun modo essere giustificata con la “scusa” degli ostaggi catturati da Hamas il 7 ottobre scorso. Non avrebbe alcun senso radere al suolo abitazioni, scuole e ospedali dove potrebbero essere tenuti gli ostaggi. L’obiettivo più e più volte ripetuto da membri del governo israeliano è un altro. E certo non sono ammissibili i metodi adoperati. Né l’attacco diretto e indiretto contro le Nazioni Unite presenti sul posto, l’UNRWA.
C’è però un altro aspetto legato alla nota appena diffusa, che lascia a dir poco basiti. Il 20 ottobre 2023 una nota simile a quella appena diffusa dai media occidentali (in realtà quasi uguale, fatta eccezione per il riferimento alla sentenza della Corte di Giustizia Internazionale) e firmata da “più di 800 funzionari dell’Ue” era stata inviata alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. In essa veniva criticato il suo sostegno “incontrollato” a Israele. Il punto fondamentale è che di questa lettera solo pochi giornali avevano dato notizia. Tra questi al-Jazeera e, sorpresa, la BBC.
Eppure si trattava di una lettera “aperta”. Ma molti giornali internazionali avevano preferito tacere. L’azione di Israele su Gaza era all’inizio e una reazione mediatica forte avrebbe potuto costringere i governi occidentali ad accorgersi di quanto stava realmente accadendo. Nella lettera dell’ottobre 2023 i funzionari Ue criticavano il sostegno “incontrollato” della von der Leyen a Israele. Tra le accuse rivolte alla Commissione europea quella di utilizzare “doppi standard”: chiaro il confronto con quanto avvenuto in Ucraina dopo gli attacchi da parte della Russia. Mentre questo era stato definito un atto di terrorismo, l’attacco al blocco di Gaza da parte di Israele era stato “completamente ignorato”.
Se questa lettera fosse stata diffusa forse la storia sarebbe stata diversa. Invece “la risposta dell’Ue è stata piuttosto sfortunata e molto confusa”, ha detto alla BBC James Moran del Centre for European Policy Studies, forse usando degli eufemismi e molta diplomazia. “In passato l’approccio dell’Ue ai conflitti in Medio Oriente era generalmente riuscito a ottenere una posizione imparziale”. Nell’ottobre 2023 invece i Paesi occidentali hanno deciso di offrire appoggio incondizionato a Israele, senza ascoltare gli appelli della gente inorridita dalle prime informazioni dei bombardamenti su Gaza. Anche gli appelli degli alti funzionari non erano stati ascoltati, anzi erano stati addirittura messi da parte. Perfino le denunce dei giornali erano rimaste inascoltate: nel novembre 2023 più di 750 giornalisti di dozzine di testate giornalistiche aveva firmato una lettera aperta con la quale veniva condannata l’uccisione di reporter a Gaza da parte di Israele e la copertura della guerra da parte dei media occidentali.
Solo dopo mesi di stragi e dopo la denuncia e relativa sentenza provvisoria da parte della Corte di giustizia Internazionale, si è tornati a parlare della gravità delle azioni di Israele nella Striscia di Gaza.
La pressione politica da parte dei governi occidentali avrebbe potuto evitare che oltre 26mila palestinesi venissero uccisi nella Striscia di Gaza e altri 65.949 feriti (dati Ministero della Salute di Gaza). Secondo le autorità circa il 70 per cento delle persone uccise erano donne e bambini. Non terroristi, come si sono ostinati a raccontare le autorità israeliane. Donne e soprattutto bambini.
Decine di migliaia di bambini morti anche grazie al silenzio e all’appoggio incondizionato concesso a Israele da molti governi occidentali che non hanno ascoltato le richieste dei loro “alti funzionari”.