di C. Alessandro Mauceri –
A novembre gli USA hanno esercitato il diritto di veto e hanno bloccato una proposta (votata a favore da 12 paesi su 15) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che prevedeva una tregua momentanea dei bombardamenti di Israele sulla Palestina per consentire aiuti umanitari.
Nonostante questo gesto disumano e immotivato, i due paesi hanno raggiunto l’accordo e hanno convenuto una tregua di pochi giorni, passati i quali Israele ha subito ripreso i bombardamenti massicci di obiettivi civili. I numeri in due mesi di combattimenti sono sempre più impressionanti. Il rapporto dell’UNRWA delle Nazioni Unite riporta i dati del ministero della Salute di Gaza per il quale sono almeno 16.248 i palestinesi uccisi a Gaza. Di questi il 70% sono donne e bambini. Vi sono poi 253 palestinesi, tra cui 66 bambini, uccisi dalle ISF in Cisgiordania (dati dell’OCHA) e otto persone, tra cui un bambino, uccise dai coloni israeliani. Il 6 dicembre è stato ucciso anche un altro funzionario dell’UNRWA: salgono così a 133 i funzionari dell’UNRWA uccisi dal 7 ottobre.
A questi numeri si aggiungono quelli degli sfollati: 1,9 milioni di persone, quasi l’85% della popolazione palestinese della striscia di Gaza. Alcuni sono scappati dai campi profughi dove si erano rifugiati, quindi hanno dovuto spostarsi di nuovo da quattro rifugi dell’UNRWA a Khan Younis, evacuati in seguito agli ordini delle autorità israeliane. Sono quasi 1,2 milioni gli sfollati interni rifugiatisi in 151 installazioni dell’UNRWA.
Davanti a questi dati il segretario Generale delle Nazioni Unite ha finalmente invocato l’art. 99 della Carta delle Nazioni Unite e nuovamente allertato il Consiglio di sicurezza sulla situazione umanitaria a Gaza, nonché sollecitato un nuovo cessate-il-fuoco. In una lettera al Consiglio di sicurezza Guterres ha detto di aver utilizzato quello che è considerato lo strumento diplomatico più potente a sua disposizione per portare all’attenzione una questione che, a suo avviso, “minaccia il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale”. L’articolo 99 infatti prevede che “Il Segretario generale può portare all’attenzione del Consiglio di sicurezza qualsiasi questione che possa minacciare il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale”.
“Ho appena invocato l’articolo 99 della Carta delle Nazioni Unite, per la prima volta nel mio mandato di Segretario generale”, ha dichiarato in questi giorni Guterres. “Di fronte al grave rischio di collasso del sistema umanitario a Gaza, esorto il Consiglio a contribuire a evitare una catastrofe umanitaria e faccio appello affinché venga dichiarato un cessate-il-fuoco umanitario”.
A seguito di questo invito il 9 dicembre il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito d’urgenza a New York, per discutere della situazione catastrofica di Gaza. Ma ancora una volta la risoluzione che chiedeva un immediato cessate-il-fuoco umanitario presentata in aula è stata bloccata dagli Stati Uniti, che hanno posto il veto su una risoluzione presentata dagli Emirati Arabi Uniti e sostenuta da oltre 90 Stati membri delle Nazioni Unite. Di nuovo i voti a favore sono stati 13, unico voto contrario quello degli stati Uniti d’America, mentre il Regno Unito si è astenuto.
La risoluzione, che quindi non è passata, ha preso atto dell’invocazione dell’articolo 99 da parte del segretario generale, ha espresso grave preoccupazione per la “situazione catastrofica” a Gaza e ha sottolineato che sia i civili palestinesi che quelli israeliani devono essere protetti.
Alla base della posizione degli Usa la mancata condanna dell’attacco di Hamas del 7 ottobre, come pure la classificazione Onu del partito di Gaza come organizzazione terroristica. Motivazioni molto blande, ma che hanno impedito alla Nazioni Unite di portare aiuto a centinaia di palestinesi in fuga dai bombardamenti indiscriminati.
Il veto degli Usa era scontato, anche perché le lobby ebraiche hanno un peso quasi determinante nella corsa alla Casa Bianca, e le elezioni sono ormai alle porte.
Le reazioni della “vera” comunità internazionale, cioè non di quella che non nasce a Washington e finisce a Bruxelles, sono state di considerare gli Usa corresponsabili della morte di migliaia di persone innocenti.