Guinea-Bissau. Elezioni legislative: l’opposizione ha ottenuto la maggioranza dei seggi in Parlamento

di Alberto Galvi

Si sono svolte in Guinea-Bissau lo scorso 4 giugno le elezioni legislative, con gli elettori alla ricerca di stabilità più di un anno dopo che il presidente Umaro Sissoco Embaló ha sciolto il Parlamento per accuse di corruzione. Il presidente è eletto direttamente a maggioranza assoluta dei voti popolari, in 2 turni se necessario, per un massimo di 2 mandati consecutivi di 5 anni. La prossima elezione presidenziale si terrà nel 2024. Il presidente non può candidarsi per un terzo mandato consecutivo.
Ventidue partiti si sono contesi i 102 seggi dell’Assmblea, con circa 884mila iscritti al voto. I seggi sono divisi tra 100 membri eletti direttamente con voto proporzionale di lista chiusa e 2 eletti in collegi uninominali per i cittadini residenti all’estero. Gli eletti restano in carica per un mandato di 4 anni.
Il pentapartito Terra Ranka, una coalizione guidata dal PAIGC (Partito africano per l’indipendenza di Guinea e Capo Verde) ha vinto con 54 seggi su 102, davanti al partito Madem G15 (Movimento per l’Alternanza Democratica Gruppo dei 15) di Embaló. Il PRS (Partito per il Rinnovamento Sociale) ha ottenuto 12 seggi, il Partito dei Lavoratori 6 seggi e l’Assemblea del Popolo Unito un seggio.
Nell’attuale sistema politico, il partito o la coalizione di maggioranza nomina il governo, ma il presidente ha il potere di destituirlo in determinate circostanze. Ciò in passato ha portato a situazioni di stallo politico e lotte intestine. Embaló ha sciolto l’Assemblea nazionale nel maggio dello scorso per i contrasti con i deputati, a seguito di un tentativo di colpo di Stato per deporlo.
La Guinea-Bissau politicamente è instabile, avendo subito quattro colpi di Stato militari dal 1974, l’ultimo nel 2012. L’ultimo tentativo di colpo di Stato è stato nel febbraio dello scorso anno, quando uomini armati hanno fatto irruzione in un complesso governativo dove Embaló stava tenendo una riunione di gabinetto. Embaló, che ha mantenuto il potere, ha collegato l’incidente al boom del traffico di droga nel paese.
Il risultato elettorale è un duro colpo per Embaló, entrato in carica nel 2020, perché segna la fine dei suoi piani per un cambiamento costituzionale che gli avrebbe permesso di consolidare il potere liberando il paese dal suo sistema semipresidenziale. Il malcontento per la politica del governo era evidente durante la campagna elettorale. L’instabilità e la povertà hanno reso il paese attraente per i narcotrafficanti che portano la cocaina dall’America Latina all’Europa. Anche il traffico illegale di legname e la corruzione sono a livelli endemici.