Hamas: ferri corti con l’Iran e prove di dialogo con Abu Mazen

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In occasione della recente visita a Gaza, Khaled Meshaal, il leader politico di Hamas in esilio per anni in Giordania e vittima di un attentato con il veleno ad opera di agenti del Mossad, ha camminato fra la folla con sulle spalle una vistosa bandiera degli insorti siriani contro il regime di Bashar al-Assad.
Meshaal, intervenendo davanti ad una nutritissima folla, ha più volte affermato che Hamas non partecipa all’alleanza che l’Iran ha con Damasco; già in precedenza aveva affermato di non sentirsi in debito con l’Iran per eventuali aiuti economici o in armamenti, in quanto tale aiuto sarebbe stato fatto per Dio e non per il partito.
Inoltre, a quanto si è appreso, non è stato consentito al leader della jihad palestinese, Ramadan Abdullah, ritenuto vicino all’Iran, di partecipare alla manifestazione che si è tenuta a Gaza.
Da canto suo la guida spirituale dell’Iran, Seyyed Ali Khamanei, aveva già fatto trapelare qualche dissapore nei confronti di Hamas non inviando alcun messaggio in occasione della fine degli scontri del novembre scorso.
Come conseguenza di questi fatti, Teheran ha deciso oggi di chiudere la rappresentanza di Hamas in Iran, segno che la Repubblica Islamica ed il partito di Meshaal, tradizionalmente alleati nella lotta contro Israele, sono ormai ai ferri corti.
Dalla Palestina arrivano comunque segnali di conciliazione fra il partito di al-Fatah, più diffuso in Cisgiordania, e Hamas: “La divisione non la vogliono i palestinesi, ma è stata imposta. La divisione politica è naturale, ma ciò che non è naturale è la divisione del regime politico in due entità geografiche separate”, ha spiegato Meshaal, intervenendo ad un incontro con le famiglie di martiri e prigionieri a Gaza; “siamo sotto occupazione – ha aggiunto – ci devono essere elezioni libere e giuste, poi realizzare un partenariato nazionale per condividere le responsabilità”.
Più preoccupato il primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu, il quale ha affermato in occasione della consueta riunione domenicale del governo di essere “di nuovo venuti in contatto con la vera faccia dei nostri nemici”. “Essi – ha continuato – non hanno alcuna intenzione di raggiungere un compromesso con noi; vogliono distruggere lo Stato. Falliranno, ovviamente. Negli annali della storia del nostro popolo noi, il popolo ebraico, abbiamo vinto tali nemici”. “E’ interessante – ha poi proseguito Netanyahu – che il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen non abbia emesso alcuna condanna ne’ un commento sulla distruzione di Israele, come neppure abbia condannato i missili lanciati su Israele”.