Il mondo nel 2015: così lo vedeva la Cia 15 anni fa

di Viviana D’Onofrio – 

“Il mondo è sull’orlo di una nuova era, nella quale gli affari internazionali saranno sempre più determinati da grandi e potenti organizzazioni piuttosto che dai governi. Queste organizzazioni potrebbero includere alleanze tra alcuni dei più potenti gruppi criminali. Tali gruppi corromperanno i leader di stati instabili, economicamente fragili o falliti e collaboreranno con movimenti politici ribelli al fine di controllare consistenti aree geografiche“.
Questo è quanto prevedeva la CIA, l’agenzia di intelligence americana, esattamente quindici anni fa.
Nel dicembre del 2000 il Telegraph pubblicò infatti alcuni estratti di un rapporto di 70 pagine realizzato dalla Central Intelligence Agency con l’aiuto di think tank americani e dell‘International Institute for Strategic Studies di Londra, rapporto che delineava i futuri scenari della politica mondiale.
Nel documento la CIA delineava un futuro in cui la globalizzazione, sia nella forma dell’Unione Europea e del Fondo monetario internazionale, che di grandi società multinazionali o, ancora, di gruppi terroristici, avrebbe ricoperto un ruolo crescente nella vita della gente comune. “I governi avranno sempre meno controllo sui flussi di informazione, sulla tecnologia, sulle malattie, sui migranti, sulle transazioni finanziarie, sia lecite che illecite”, si leggeva nel rapporto.
Particolarmente importante il passaggio del rapporto in cui l’agenzia prevede va che “Tra oggi ed il 2015 le tattiche terroristiche diventeranno sempre più sofisticate e progettate con l’obiettivo di ottenere vittime di massa”, evidenziando in particolare la crescente minaccia costituita dalle armi biologiche e chimiche, oltre che dal fatto che stati canaglia come l’Iraq e l’Iran avrebbero sviluppato missili a lungo raggio.
I potenziali focolai di instabilità e violenza venivano individuati dall’agenzia nell’ambito dei rapporti tra India e Pakistan e nell’area mediorientale.
L’agenzia di intelligence prevedeva anche un aumento della popolazione mondiale, che avrebbe raggiunto i 7,2 miliardi di persone; l’incremento maggiore avrebbe riguardato le grandi città dei Paesi in via di sviluppo. In Europa e in Giappone, l’invecchiamento della popolazione, insieme ad uno statico tasso di natalità, avrebbe fatto sì che l’immigrazione avrebbe presto costituito l’unica possibilità di far fronte alla carenza di forza-lavoro.
Le previsioni più pessimistiche erano quelle riguardanti l’Africa, dove Aids, fame e continue crisi economiche e politiche avrebbero condotto ad un significativo declino delle popolazioni di molti Paesi del continente nero. Inoltre, almeno tre miliardi di persone si sarebbero trovate a vivere in aree caratterizzate da scarsità d’acqua.
Il rapporto della CIA mostrava ottimismo relativamente alla capacità delle risorse energetiche di soddisfare la domanda di energia a livello globale. Ottimistiche erano anche le ipotesi relative alla tenuta dell‘economia mondiale, che “ha un potenziale di crescita che non si vedeva dal 1960“; nel documento si prevedeva inoltre, che l‘economia cinese sarebbe cresciuta fino a superare quella europea come seconda potenza economica mondiale ma che non avrebbe comunque scalzato gli USA dal primo posto. L’Unione europea avrebbe ridotto il divario economico che la separa dagli Stati Uniti ma, a causa di una persistente rigidità del mercato del lavoro e della regolamentazione statale, non sarebbe riuscita a raggiungere completamente un livello di parità con gli Stati Uniti.Nel rapporto si prospettavano scenari poco positivi, quali la possibilità di una guerra commerciale tra Europa ed America ed un’alleanza tra organizzazioni terroristiche finalizzata ad attaccare l’Occidente, oltre che la possibilità di una stagnazione economica e quella dell’adicazione degli USA al proprio ruolo di “poliziotto del mondo“.
Se si vanno a considerare gli sviluppi avvenuti nell’ambito della politica internazionale, molte delle previsioni della Central Intelligence Agency si sono concretamente manifestate nel corso degli ultimi quindici anni.
Quando l’Agenzia parla di “affari internazionali sempre più determinati da grandi e potenti organizzazioni piuttosto che dai governi“, il pensiero corre in primis alle organizzazioni terroristiche di matrice islamica, salite alla ribalta internazionale a partire dall’11 settembre 2001, quando l’attentato alle Twin Towers di New York mostrò al mondo intero il profilarsi all’orizzonte di nuove, gravi minacce alla pace ed alla sicurezza internazionale. Si pensi ad al-Qaeda ed al ruolo giocato da questa organizzazione terroristica nel corso del primo decennio degli anni duemila o all’Islamic State del Califfo al-Baghdadi che, da qualche anno, ha assunto un ruolo di primo piano nell’ambito della galassia del terrorismo jihadista.
La previsione relativa alla capacità del terrorismo di sviluppare e mettere in pratica tattiche sempre più sofisticate e progettate con l’obiettivo di ottenere vittime di massa ha trovato una realizzazione concreta negli attentati al World Trade Center di New York l’11 settembre del 2001 e, successivamente, in quello di Madrid del’11 marzo 2004 ed in quello che ha colpito la metropolitana di Londra il 7 luglio 2005. A ciò si aggiungano i recenti attentati di Parigi del 13 novembre scorso, in cui sono morte 130 persone, o l’attacco all’hotel di Bamako, in Mali o, ancora, l’attentato all’Hotel Riu Imperial Marhaba di Port El Kantaoui in Tunisia.
Hanno trovato riscontro empirico, inoltre, le ipotesi relative alla presenza di focolai di instabilità in particolare in Medio Oriente che, tutt’oggi, risulta essere una delle aree maggiormente instabili e violente del pianeta.
Per quanto concerne l’aumento della popolazione mondiale, questa è cresciuta negli ultimi quindici anni addirittura in misura superiore a quanto ipotizzato dalla CIA; sbagliata è stata, invece, la previsione relativa ad un probabile decremento della popolazione del continente africano. Quest’ultima è, infatti, aumentata da 800 milioni di persone nel 2000 a 1,1 miliardi nel 2014 e si prevede che continuerà ad aumentare vertiginosamente nei prossimi decenni. Quella europea, al contrario, diminuirà.
Sulla ipotizzata capacità delle risorse energetiche, di cui attualmente disponiamo, di soddisfare la domanda di energia, va detto che la produzione di petrolio negli Stati Uniti è notevolmente cresciuta, facendo degli USA il primo produttore mondiale di petrolio nell’anno 2014, mentre, per quanto riguarda l’ipotesi che l’economia cinese non sarebbe riuscita a superare quella statunitense, questa è stata smentita dal fatto che la prima è molto probabilmente già riuscita a scalzare quella statunitense dalla vetta delle potenze economiche globali.