Il Nord Stream 1 e il 2 furono sabotati dagli ucraini

di Enrico Oliari

Il New York Times ha riportato la notizia secondo cui sarebbero stato un commando “filo-ucraino” a far saltare lo scorso settembre i gasdotti Nord Stream 1 e 2 nelle zone economiche esclusive della Svezia e della Danimarca. Da subito la stampa occidentale aveva accusato del sabotaggio la Russia, ma i più attenti avevano intuito che tale teoria non quadrava, anche perchè le due tubazioni parallele erano sì sotto pressione con il metano, ma il Nord Stream 1 era stato chiuso in agosto dai russi ufficialmente per lavori di manutenzione, mentre il Nord Stream 2 non era mai entrato in funzione: difficilmente la Russia avrebbe messo fuori uso, per di più in modo permanete, i propri impianti diretti in Germania, costati miliardi di euro.
I primi ad affermare che la pista non portava alla Russia erano stati i servizi segreti statunitensi, quasi ignorati dalla stampa occidentale e ripresi solo oggi, ma il Tagesschau del tedesco Das Erste ha riportato un’indagine giornalistica di Ard, Swr e Zeit che vedrebbe un commando di sei persone aver agito dopo che due di loro, due ucraini con passaporti falsi, avevano noleggiato da una società polacca un’imbarcazione. Non solo: una volta riconsegnato il mezzo, gli inquirenti avrebbero trovato tracce di esplosivo sul tavolo della cabina.
Nell’articolo del New York Times si parla di “gruppo filo-ucraino”, ma la preparazione sull’uso degli esplosivi, la capacità di immersione e i documenti falsi per il noleggio dell’imbarcazione farebbero pensare a qualcosa di più strutturato, probabilmente un commando dell’esercito o dei servizi segreti ucraini.
Sul caso vi sono tre indagini in corso di cui una della procura tedesca (il Nord Stream portava il gas dalla Russia in Germania tagliando fuori Polonia e Ucraina), ma il portavoce per la Sicurezza nazionale statunitense John Kirby ha ribadito che le indagini “ancora non sono arrivate a una conclusione” circa il sabotaggio dei gasdotti, che ha contribuito a far impennare il voto del gas in tutto il mondo.
Quando i gasdotti vennero messi fuori uso a distanza di 17 ore l’uno dall’altro, il presidente russo Vladimir Putin parlò di “atto di terrorismo internazionale”. Se le risultanze porteranno, come sembra oggi, alla responsabilità ucraina, si potrà probabilmente assistere all’assoluzione mediatica del presidente ucraino Volodymyr Zelensky preferendo un non meglio identificato “gruppo filo-ucraino”.