Il vizio degli Usa di giocare alla guerra in casa degli altri: il Pentagono vuole inviare armi a Kiev

di Enrico Oliari –

ucraina soldati generali usa grande grandeGli Stati Uniti e quindi la Nato potrebbero appesantire ulteriormente la questione ucraina fornendo armi al paese di Kiev. Ne dà notizia il prestigioso New York Times, il quale riporta il pensiero del comandante militare dell’Alleanza Atlantica, generale Philip M. Breedlove, secondo cui sarebbe arrivato il momento di sostenere l’esercito ucraino fornendo armi difensive ed attrezzature.
La crisi dell’Ucraina orientale, iniziata il 6 aprile dello scorso anno, ha già provocato migliaia di vittime, di cui una trentina nelle ultime ore, ed una parvenza di cessate-il-fuoco sembrava in un primo momento reggersi sulla sgangherata tregua seguita agli accordi di Minsk dello scorso 5 settembre; tuttavia nella realtà gli scontri non sono mai cessati, fino a subire una recrudescenza nelle ultime settimane.
Senza scendere troppo nell’analitico, basti ricordare che in Ucraina non si stanno scontrando solo i separatisti con l’esercito regolare, ma gli interessi euro-atlantici e quelli russi, per cui Mosca non solo si è vista infrangere il progetto di portare il paese nell’orbita dell’Unione Doganale Euroasiatica, ma oggi vede il rischio concreto di ritrovarsi un altro paese Nato al confine, dopo l’adesione delle Repubbliche Baltiche nel 2004 all’Alleanza Atlantica (già si parla di una possibile entrata della Finlandia).
Circa il primo punto va ricordato che già al vertice italo-russo di Trieste del 26 novembre 2013, il presidente russo Vladimir Putin aveva risposto alla domanda di un giornalista sulla posizione dell’Ucraina affermando che “Un paese che ha aderito all’Unione doganale, che prevede lo scambio di merci senza dazi, può recedere dagli accordi quando vuole. Un articolo dell’accordo prevede però che se uno dei paesi aderenti intavola rapporti con paesi terzi, può esportare le merci nei paesi dell’Unione doganale con un ribasso sui dazi attualmente dell’85 per cento, ma che arriverà al 95. Potrebbero quindi transitare dall’Ucraina merci verso l’Unione doganale a prezzi ridotti, cosa che metterebbe in crisi la nostra economia. Per coinvolgere l’Unione europea in questo progetto serve gradualità, ovvero tempo e denaro”.
Per quanto riguarda l’interesse del paese di aderire alla Nato, va notato il voto del parlamento di Kiev dello scorso 23 dicembre di cancellare l’Ucraina dall’elenco dei paesi non allineati e quindi di rinunciare alla propria neutralità.
E così, dopo aver azzoppato la Russia attraverso le sanzioni e soprattutto il crollo del prezzo del petrolio, per cui già lo scorso 24 novembre il ministro delle Finanze russo Anton Siluanov aveva avvertito che “stiamo perdendo 40 miliardi di dollari all’anno a causa delle sanzioni e circa 100 miliardi di dollari annualmente a causa del calo del 30% del prezzo del petrolio”, oggi Washington torna a gettare benzina sul fuoco in fede alla sua consolidata abitudine di giocare i conflitti in casa degli altri, ben distante dai propri confini.
A dire il vero Barak Obama, premio Nobel per la Pace e presidente di un paese perpetuamente in guerra, non si è ancora pronunciato sull’eventuale fornitura di armi letali all’Ucraina, ma al Pentagono esperti, analisti e funzionari sono dichiaratamente per l’invio di armi.
Secondo un funzionario vicino a Susan Rice, il consigliere per la Sicurezza del presidente starebbe riconsiderando la sua posizione e quindi si starebbe avvicinando alla schiera dei favorevoli alla fornitura di armi; voci danno persino il Segretario di Stato John Kerry, che in settimana sarà a Kiev, della stessa linea della Rice.
Scontato la posizione a favore della fornitura delle armi del generale Martin E. Dempsey, capo del Joint Chiefs of Staff e principale consigliere militare di Obama.
Pienamente motivato quindi l’allarme lanciato dall’ex presidente dell’Unione Sovietica, Mikhail Gorbaciov pochi giorni fa per denunciare lo stato di nuova guerra fredda: “Oggi, vediamo sanzioni contro la Russia sia dall’America sia dall’Unione Europea. Hanno perso del tutto la testa?”, ha affermato all’Interfax l’ex leader sovietico, il quale ha aggiunto che gli Stati Uniti hanno “perso del tutto la strada nella giungla e ci sta trascinando”. “E se bisogna chiamare le cose con il loro nome, ci ha già trascinati in una guerra fredda, tentando di realizzare la sua idea di dominio – ha rincarato Gorbaciov – . E dove ci condurrà tutto questo? La guerra fredda è già in corso. E poi? Sfortunatamente non posso dire che la guerra fredda non si trasformi in una guerra vera. Possono assumersi il rischio, temo”.