Intervista al Ministro degli Esteri Terzi: ‘In Siria il problema è umanitario’. La Russia rallenta la soluzione’

di Enrico Oliari –

Si è rischiato il conflitto fra la Turchia e la Siria lo scorso mercoledì 3 ottobre quando alcuni colpi di mortaio sono caduti nella cittadina di Akcakale, in territorio turco, causando cinque morti e tredici feriti fra i civili: la risposta di Ankara è stata immediata con il bombardamento di alcuni obiettivi in territorio siriano.
Già in serata era stata convocata una riunione urgente della Nato, alleanza a cui partecipa l’Italia, poiché è previsto che l’attacco di un paese membro, in questo caso la Turchia, comporta la scesa in campo degli alleati.
Le diplomazie hanno lavorato freneticamente per calmare l’ira di Ankara, già alle stelle per un aereo da guerra abbattuto dalla contraerea siriana lo scorso giugno mentre sorvolava il confine e finalmente l’entrata in guerra della Turchia, con la conseguente imprevedibile escalation, è stata scongiurata.
Nel frattempo la situazione umanitaria in Siria ha raggiunto livelli allarmati: sono infatti oltre 30mila i morti in 18 mesi di violenze, mentre una moltitudine di profughi, ormai ridotti in condizioni disperate, sbanda da una parte all’altra del
paese mediorientale.
Notizie Geopolitiche ne ha parlato con il ministro degli Esteri Giulio Terzi nel corso dell’incontro coi giornalisti che il ministro ha tenuto a latere del convegno di presentazione di Innovitalia.net, il quale ha spiegato che “effettivamente abbiamo temuto che la crisi potesse espandersi anche ai paesi vicini. Gli incidenti avvenuti finora sono stati limitati, ma preoccupanti e soprattutto denotano una chiara irresponsabilità, ma direi anche indifferenza, da parte del regime siriano”.
Damasco ha parlato di incidente e puntuali sono arrivate le scuse, salvo poi un nuovo attacco, per fortuna senza vittime.
– Lei, da grande esperto di relazioni internazionali, come pensa debba agire la comunità internazionale?
“La posizione deve essere ferma, ma io continuo a sottolineare con molti altri colleghi europei gli aspetti umanitari della crisi siriana”.
– Cosa ne pensa della Russia, che a Tartus ha un importante contingente militare e che sugli incidenti fra la Siria e la Turchia ha avuto un comportamento defilato?
“Mosca ha mantenuto la sua posizione molto ferma presso il Consiglio di sicurezza dell’Onu, dove ha diritto di veto. Non ha infatti consentito al varo di una risoluzione dedicata agli aspetti umanitari che la Francia aveva proposto a fine luglio, cosa per cui non ci sono segni evidenti di un cambio di rotta. Ritengo tuttavia che l’aggravarsi della crisi debba portare le autorità russe ad adoperarsi per una soluzione che faccia interrompere le violenze e le stragi. Il ministro Lavrov si è dichiarato disponibile a esaminare ed a sostenere attivamente il piano in sei punti di Ginevra su cui aveva lavorato Kofi Annan ed ora Lakhdar Brahimi. Ci sono molti dubbi che questo piano sia praticabile perché prevede comunque una qualche permanenza al potere dell’attuale regime, sia pure anche dopo la partenza di Bashar al-Assad. Tuttavia la partecipazione del contributo russo è fondamentale e ci auspichiamo di trovare presto elementi di convergenza”.