Iran. “Giustiziata” la giovane che aveva ucciso il marito dopo i continui abusi

di C. Alessandro Mauceri

Alla fine l’hanno giustiziata. Nel silenzio e nell’indifferenza più totale il 2 ottobre le autorità iraniane hanno eseguito la condanna a morte per Zeinab Sekaanvand.
Non più tardi di qualche mese fa di lei avevano parlato tutti i media internazionali e le associazioni umanitarie. Lo avevano fatto dopo la sentenza di un tribunale che aveva emesso per lei la condanna a morte per aver ucciso il “marito”. Il suo caso aveva destato scalpore per molti motivi. Prima di tutto perché era l’ennesimo caso di matrimonio combinato tra un adulto e una bambina. Ma non basta. Dopo le nozze il marito aveva abusato più volte di lei e con violenza estrema. Tanto che la piccola lo aveva denunciato più volte alle autorità, ma senza ottenere nulla. Stanca di anni di violenze e abusi, alla fine aveva reagito e lo aveva accoltellato. All’epoca dei fatti aveva solo 17 anni. Ma tutto questo non è bastato per evitarle la condanna a morte. Come ha sottolineato Amnesty International, l’Iran è forse l’unico Paese al mondo a condannare a morte imputati minorenni al momento di compiere un reato. “Nei bracci della morte del paese restano in attesa dell’esecuzione almeno altri 80 minorenni al momento del reato”.
Dopo la condanna una levata di scudi da parte di molti enti pubblici e privati tutto e di tutti i media del mondo occidentale avevano ottenuto un rinvio. Solo dopo si è scoperto che in realtà anche quel rinvio sarebbe stato dovuto più al fatto che la giovane nel frattempo si è risposata ed era rimasta incinta che alle pressioni internazionali. Poi, poche settimane fa, il bambino è nato (morto) e le autorità hanno pensato che non esistevano più motivi validi per rinviare l’esecuzione. A confermare la notizia anche la ong curda Hangaw Organization for Human Rights, che ha parlato anche di altre esecuzioni capitali di cittadini curdi.
“Non solo Zeinab era minorenne al momento del reato, ma il suo processo era stato gravemente irregolare. Aveva avuto assistenza legale solo nelle fasi finali del procedimento, nel 2014, quando aveva ritrattato la confessione, resa a suo dire dopo che agenti di polizia l’avevano picchiata su ogni parte del corpo”, ha denunciato Amnesty International.
Non possono non tornare in mente le polemiche sorte per le premure del governo italiano durante la visita del leader iraniano in Italia solo due anni fa, tanto da coprire delle statue in un museo italiano per non ferire la sensibilità del leader iraniano….. Una sensibilità che non ha impedito di condannare a morte una ragazzina che per anni aveva subito violenze di ogni genere dopo essere stata vittime dell’ennesimo matrimonio combinato. In un mondo dove tutto è uguale, dall’informazione ai prodotti venduti dalle multinazionali, dagli alimenti ai formati televisivi. Ma dove gli esseri umani e le leggi che possono condannarli a morte quando sono ancora adolescenti continuano ad essere diversi.