Iran. I pasdaran annunciano la fine delle proteste e accusano Ahmadinejad

di Guido Keller –

Il generale iraniano Mohammad Ali Jafari, comandante dei pasdaran, ha reso noto che “La rivolta in Iran è stata sconfitta”, e che a dare il via ai disordini vi sarebbe stato “un appello di un sito affiliato a una persona che oggi parla contro il sistema islamico”, nella fattispecie, pur senza nominarlo, l’ex presidente Mahmoud Ahmadinejad.
In realtà la protesta, acefala, si è dimostrata essere composita e diversa da città a città, con gente che manifestava contro il caro vita, altri per le libertà civili, altri ancora per il sostegno di carattere conservatore nei confronti della Rivoluzione, per cui Ahmadinejad verrebbe ad essere solo uno dei promotori. Già ieri erano scesi in piazza decine di migliaia di contro-manifestanti a sostegno del presidente riformista Hassan Rohani e a favore della Guida suprema, l’ayatollah Alì Khamenei, mentre l’esercito, da cui non vi sono state defezioni, si è detto pronto ad interventi per sostenere l’ordine governativo.
Certo è che i 450 arrestati, che ora rischiano la pena capitale, ed i 23 morti testimoniano comunque un malcontento diffuso, riassumibile negli slogan dei manifestanti “Fuori dalla Siria, pensate a noi”, “No Gaza no Libano, io sono iraniano”. Mentre infatti in Iran persiste il 40% di disoccupazione e la gente chiede il pane, il governo è impegnato nell’ingente sostegno economico verso teatri internazionali, dagli Hezbollah iraniani agli Houthi yemeniti, dalle milizie sciite attive in Siria a quelle in Iraq. Tuttavia agire in modo diverso significhiate dare spazio ai sauditi in primis, che lavorano non da oggi per avere il monopolio delle influenze sul Medio Oriente.
In questo quadro assumono comunque poco valore i tweet di Trump, “il mondo vi sta guardando”, dal momento che lo stesso presidente Usa chiude un occhio ed anche due nei confronti di alleati come l’Arabia Saudita, che certo per diritti civili ed individuali non brilla più della Repubblica Islamica.