Iran. Il Consiglio europeo mantiene le restrizioni

di Alessandro C. Mauceri

E’ scaduto il “giorno di transizione” previsto dalla risoluzione 2231 (2015) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite relativo alla scadenza delle restrizioni all’Iran.
La risoluzione prevedeva che otto anni dopo l’entrata in vigore (“giorno dell’adozione”), oppure dopo il ricevimento da parte del Consiglio di Sicurezza di un rapporto dell’AIEA in cui si sarebbe indicato “il raggiungimento della più ampia conclusione che tutto il materiale nucleare in Iran rientrasse in attività pacifiche”, le Nazioni Unite avrebbero potuto porre fine alle restrizioni per limitare il programma di missili balistici dell’Iran. Tutto questo partendo dal presupposto che l’Iran avrebbe compiuto i passi necessari per ripristinare la fiducia nella natura esclusivamente pacifica del suo programma nucleare.
I dieci anni previsti dalla risoluzione sono ancora lontani, scadranno nel 2025, tuttavia molti governi hanno presentato una “Iniziativa per la sicurezza contro la proliferazione (PSI)” per mantenere le sanzioni all’Iran e “contrastare le attività destabilizzanti iraniane legate ai missili e agli UAV”.
Secondo i firmatari di un documento proposto dagli Usa e volto al mantenimento delle restrizioni, la “proliferazione delle armi di distruzione di massa e dei loro vettori continua a rappresentare una minaccia significativa per la sicurezza internazionale. In questo contesto il programma missilistico iraniano rimane una delle maggiori sfide per gli sforzi internazionali di non proliferazione. Oggi l’Iran detiene il più grande inventario di missili balistici del Medio Oriente e i suoi programmi di missili balistici continuano a rappresentare una minaccia per i Paesi della regione e non solo. Inoltre la fornitura di tecnologia missilistica e di UAV (velivoli senza equipaggio) da parte dell’Iran ai suoi partner mette a rischio la stabilità internazionale e inasprisce le tensioni regionali”.
Tra i firmatari, oltre all’Italia, anche molti paesi dell’Unione Europea (Austria, Belgio, Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lussemburgo, Olanda, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, San Marino, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria). E poi Giappone, Regno Unito e, ovviamente, gli Stati Uniti d’America. Anche Israele e Ucraina hanno firmato il testo.
C’è stato chi è andato oltre e non ha atteso la decisione delle Nazioni Unite. Il Consiglio europeo ha deciso di adottare le misure necessarie per mantenere le misure restrittive nell’ambito del regime di non proliferazione dell’UE nei confronti dell’Iran. Lo ha fatto spiegando che queste “misure non equivalgono all’imposizione di ulteriori sanzioni dell’Ue all’Iran” e che “tutte le sanzioni dell’Ue che erano già state revocate nell’ambito del PACG rimangono revocate”. Una decisione presa ben prima della scadenza del periodo previsto dalle Nazioni Unite, che farebbe “seguito alla lettera ricevuta il 14 settembre 2023 dall’alto rappresentante in qualità di coordinatore della commissione mista del PACG dai ministri degli Esteri di Francia, Germania e Regno Unito nell’ambito del meccanismo di risoluzione delle controversie del PACG, che avevano attivato nel gennaio 2020”.