Iraq. Il Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Ue approva di rifornire di armi i curdi per combattere l’Isil

di Enrico Oliari –

ventotto curdi 2 grandeSi è concluso l’incontro dei ministri degli Esteri dell’Unione europea convocato in seduta straordinaria per deliberare sulle questioni urgenti concernenti le crisi ucraina, libica, di Gaza e irachena.
In merito a quest’ultima si apprende dalle conclusioni che è stata accolta “con favore” la proposta di alcuni Paesi membri di fornire di armi i peshmerga curdi impegnati nella lotta contro l’avanzata dei qaedisti dell’Isil (Stato islamico dell’Iraq e del Levante), ovvero “in accordo alle capacità e viste leggi nazionali degli Stati membri e col consenso delle autorità nazionali irachene”.
E’ stato inoltre trattato il problema del commercio di petrolio dell’Isil, una delle fonti di finanziamento del gruppo qaedista, per cui si è valutato come prevenire che tale prodotto venga venduto a clienti europei.
Era la Francia a premere per un voto dei Ventotto, tant’è che il capo del Quai d’Orsay, Laurent Fabius, ha portato la disponibilità di Parigi a consegnare “armi sofisticate” ai curdi, giudicati i soli in questo momento in grado di sostenere il confronto con i miliziani dello Stato Islamico.
Già prima della riunione Fabius aveva detto che “La Francia è stato uno dei primi Paesi ad agire sia sotto il profilo degli aiuti umanitari che delle forniture di armi. Ho chiesto questa riunione perché spero che l’Europa intera si mobiliti a sostegno dell’Iraq e dei curdi, che stanno soffrendo in modo atroce. E’ il senso di questa riunione e avremo il risultato tra poche ore”.
Con la Francia si sono poi schierati da subito la Gran Bretagna, l’Italia, la repubblica Ceca e la Germania (Steinmeier ha detto di volersi recare in Iraq “per vedere di cosa hanno bisogno” ed ha sottolineato che Berlino ha già inviato aiuti per 4,5 mln di euro), mentre in un primo momento Belgio e Svezia si erano detti disposti solo a fornire aiuti umanitari.
Lo svedese Carl Bildt ha comunque specificato di aver “accolto con favore quello che gli Stati Uniti, la Francia ed altri hanno fatto, ma ha informato che “La Svezia si concentra in quello che sa fare meglio, cioè gli aiuti umanitari”.
Da oggi ogni paese membro dell’Unione potrà quindi fornire armi ai curdi secondo i rispettivi quadri normativi e le richieste di Erbil: il ministro italiano, Federica Mogherini ha già fatto sapere che, per quanto vi è ora la disponibilità dell’Italia, “è giusto un coinvolgimento diretto in questo tipo di valutazione del Parlamento”, per cui “attendiamo innanzitutto di capire se le commissioni parlamentari (Esteri e Difesa di Camera e Senato) riterranno di essere coinvolte”, e quindi se vorranno, “convocarci (lei e la collega della Difesa, Roberta Pinotti) su questo punto ed eventualmente procedere ad una decisione”.
Quanto stabilito dai ministri degli Esteri dei Ventotto allontana, per il momento, l’ipotesi di un intervento via terra degli Stati Uniti, cosa, per altro, già annunciata dal Pentagono.
Nella dichiarazione finale è stata espressa la condanna unanime verso “le atrocità e gli abusi dei diritti umani, in particolare quando vengono commessi contro minoranze religiose e gruppi più vulnerabili. Alcuni di questi atti, commessi in Iraq ed in Siria, possono costituire crimini contro l’umanità e devono essere indagati velocemente in modo tale che i responsabili ne rispondano”.
Hanno ribadito quindi “il bisogno di un’azione immediata per facilitare l’accesso alle popolazioni che si trovano in situazioni di necessità”, ed hanno accolto “con favore gli sforzi fatti dagli Stati Uniti e da altri partner” (fra cui l’Italia, che ha già stanziato fondi) per aiutare le popolazioni in fuga.
Va detto che oltre alla drammatica situazione che interessa le popolazioni in fuga dall’Iraq, fra i quali la minoranza yazida, di cui sono stati trucidati dall’Isil 80 appartenenti maschi mentre un centinaio di donne bambini sono stati portati a Mosul per essere educati all’Islam, la Regione autonoma del Kurdistan iracheno già ospita fra mille difficoltà curdi e siriani in fuga dal conflitto in Siria.
Oggi è partito il primo carico di aiuti per l’Iraq: il ponte aereo italiano prevede sei voli, per la distribuzione attraverso l’Unicef di 36 tonnellate di acqua, 14 di biscotti proteici, 200 tende da campo e 400 sacchi a pelo. Il ministero della Difesa ha messo a disposizione un aereo C130J dell’Aeronautica Militare, l’equipaggio e specialisti dell’esercito.
Sul piano politico il Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Unione europea ha accolto con favore la nomina di Heider al-Abadi come premier designato dell’Iraq e ha auspicato “che proceda con urgenza alla formazione di un nuovo governo inclusivo e in grado di rispondere alle aspirazioni di tutti gli iracheni”.
Lo sciita al-Abadi ha ricevuto già l’appoggio dei capi delle 25 tribù sunnite della provincia di al-Anbar, la più difficile proprio a causa dell’invasione dell’Isil: essi in passato erano ostili a Nouri al-Maliki.
Unica condizione chiesta dai capi tribù dell’al-Anbar (in cui si trova Fallujah, conquistata dagli jihadisti già a gennaio) è che Baghdad non bombardi la regione in quanto vene colpita anche la popolazione: lo sceicco Abduljabbar Abu Risha, uno dei capi tribù, ha dichiarato che “Tutte le tribù vogliono combattere l’isil, che ha sparso il nostro sangue”, mentre il generale Ahmed Saddak, capo della polizia della provincia, ha informato che questa mattina è iniziata la sollevazione contro gli jihadisti sunniti dell’Isil.