ISRAELE. Consigliere di Netanyahu, ‘Colonizzazione nuoce a Israele’

TMNews, 7 feb 13 –

La prosecuzione delle costruzioni nelle colonie israeliane in Cisgiordania nuoce a Israele e alla sua immagine nel mondo: Lo ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale dello Stato ebraico, Yaakov Amidror, citato dal quotidiano Haaretz. Il quotidiano precisa che Yaakov Amidror, stretto collaboratore del primo ministro Benjamin Netanyahu, ha espresso la sua preoccupazione nel corso di colloqui interni sul deterioramento dell’immagine di Israele nel mondo. “E’ impossibile spiegare la costruzione nelle colonie” all’esterno, ha detto Amidror, secondo quanto riferisce Haaretz. “E’ impossibile spiegare queste cose alla cancelliera tedesca Angela Merkel o anche al primo ministro canadese Stephen Harper. La costruzione nelle colonie è diventata un problema diplomatico e provoca la perdita del sostegno a Israele da parte dei nostri amici nel mondo”, ha deplorato Amidror. Il consigliere per la sicurezza nazionale, insieme a Yitzhak Molho, emissario speciale di Netanyahu per il processo di pace, non esclude un congelamento temporaneo delle costruzioni nelle colonie isolate che non fanno parte dei tre grandi blocchi di colonie che Israele intende conservare nel quadro di un eventuale accordo di pace con i palestinesi, aggiunge Haaretz.

Adnkronos, 7 feb 13 –

Il leader di Hamas, Khaled Meshaal, ha confermato alla Bbc i colloqui di riconciliazione nazionale in corso con Mahmoud Abbas, leader di Fatah e dell’Autorita’ Nazionale Palestinese. “Ci stiamo consultando sulla formazione di un governo di accordo nazionale – ha detto all’emittente britannica – sono in corso preparativi per elezioni presidenziali e parlamentari. Stiamo rinforzando l’Olp e organizziamo i suoi incontri in vista dell’elezione del consiglio nazionale e il consiglio esecutivo”. Quanto alla Siria, Meshaal ha affermato che il suo partito e’ stato costretto a lasciare Damasco perche’ in disaccordo con la gestione della crisi in corso. “Non vi e’ dubbio che non siamo stati d’accordo con il regime di Damasco sul modo con il quale hanno gestito la crisi, sulla scelta dell’opzione militare – ha affermato – il massacro in corso in siria ci addolora molto. Siamo stati costretti a lasciare Damasco anche se il regime ci sosteneva. Abbiamo anche delle divergenze con l’Iran su quanto accade in siria”.