Israele. Ripristinato il cessate-il-fuoco, ma del piano Kushner non c’è traccia

di Guido keller

Dopo giorni di missili e di razzi, con decine di vittime e centinaia di feriti anche fra i civili, regge al momento il cessate-il-fioco fra Israele e la Jihad Islamica, la quale dopo un primo tentennamento ha accettato la mediazione dell’Egitto.
Le ostilità erano iniziate venerdì con 14 raid israeliani su obiettivi della Jihad Islamica a Gaza, che hanno portato all’uccisione del comandante della parte settentrionale della Striscia, Tayasir al-Jabari, dell’alto ufficiale Khaled Mansour e del capo dell’ala armata della Jihad Raafat al-Zamili, nonchè alla distruzione di edifici, tunnel e postazioni del gruppo. Oggi il ministro della Difesa israeliano Benny Gantz ha fatto sapere che “l’operazione Breaking Dawn è terminata in quanto sono stati raggiunti tutti gli obiettivi prefissati”, osservando anche che sono statiu arrestati in Cisgiordania una ventina di esponenti della Jihad Islamica.
Dopo la riunione di ieri sera di Yair Lapid con Gantz, il capo dell’esercito Aviv Kochavi e quello del Mossad David Barnea, il premier israeliano ha spiegato agli agricoltori ed agli abitanti delle zone colpite dai razzi palestinesi che “gli obiettivi sono stati raggiunti, non c’è alcun beneficio a continuare le ostilità”.
L’esercito stima che sono stati un migliaio tra razzi e proiettili di mortaio i colpi sparati da Gaza, ma ha precisato che il 95% dei missili sono stati intercettati dalle batterie difensive Iron Dome o sono caduti in zone desertiche o in mare, e che solo ad Ashkelon sono stati centrati alcuni edifici senza peraltro provocare vittime.
La riacutizzaizone del conflitto israelo-palestinese è una storia che si ripete con una certa frequenza, anche perchè Gaza continua ad essere sigillata, con i diritti civili della popolazione praticamente annichiliti ed i gruppi armati che si moltiplicano come reazione all’occupazione israeliana.
Certo è che non sta decollando il piano Kushner voluto da Donald Trump, il quale prevedeva la nascita dello stato della Nuova Palestina attraverso una serie di misure tra le quali il fatto di essere disarmato e con la sicurezza garantita da Israele, oltre che un ponte per collegare Gaza alla Cigiordania. A mostrare fattivo disinteresse per la soluzione dei Due stati sono sia i palestinesi, che in quanto tali ricevono importanti capitati dal mondo arabo e dalla comunità internazionale, sia gli israeliani, che puntano graduamente ad erodere i territori palestinesi per garantire l’esclusività dei territori allo Stato Ebraico, tant’è vero che subito dopo la proposta di Trump l’allora premier Benjamin Netayahu aveva invocato l’annessione della valle del Giordano.
Non è quindi una questione di “se” riprenderanno le ostilità, bensì “quando”.