Honduras. Le sfide di Xiomara Castro: povertà, discriminazione, migranti e corruzione

di Paolo Menchi

Da circa due anni l’italiana Alice Shackelford è stata nominata coordinatore residente per l’Honduras, lasciando lo stesso incarico che aveva per il Costa Rica e portandosi dietro l’esperienza di 25 anni di lavoro nel settore dello sviluppo umanitario, sia all’interno dell’Onu che in altre organizzazioni.
In una sua recente intervista disegna un quadro piuttosto cupo della situazione attuale dell’Hondura,s a cominciare dal tasso di povertà estrema che ha raggiunto il 36,7% della popolazione, un valore assolutamente inaccettabile per un paese con concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi.
Lo scorso mese di novembre Xiomara Castro ha vinto le elezioni in rappresentanza del partito progressista, dopo 12 anni di governo dei conservatori, ed ha nel suo programma la lotta alla povertà, alla violenza, alle discriminazioni dal punto di vista sociale e civile e alla corruzione sia in campo politico che giudiziario.
In pochi mesi si può solo iniziare a gettare le basi per un futuro migliore, sapendo che sarà un lavoro molto lungo e difficile, perché troverà sempre forte opposizione sia in parlamento che nella società civile.
Un problema importante da risolvere è quello degli emigranti, sia quelli che lasciano l’Honduras, sia quelli che sono solo di transito nel paese con le tristi e drammatiche carovane di disperati che si ingrossano passando di paese in paese, per poi arrivare negli Stati Uniti, ma che nel corso del cammino subiscono violenze, ricatti e spesso muoiono prima di arrivare alla meta.
Considerando che il problema coinvolge numerose nazioni centroamericane, è necessario che vengano attuati programmi sotto la guida dell’Onu, condivisi e coordinati sia per risolvere il problema e almeno temporaneamente per dare accoglienza e assistenza alle persone in transito.
La Shackelford denuncia anche come da parte dei settori conservatori del paese e della Chiesa non ci sia alcun rispetto e tolleranza per le minoranze gay, spesso vittime di violenza ed omicidi.
Ma la condizione femminile non è certamente più rosea, basti considerare che si calcola che viene uccisa una donna ogni 27 ore, quasi una al giorno, il che denota anche un problema di mentalità misogina che coinvolge la società ad ogni livello, Parlamento compreso.
Ne è una dimostrazione anche la modifica della legge sull’aborto, avvenuta nel 2021, che impedisce l’interruzione di gravidanza in qualsiasi circostanza, introducendo il carcere della durata di sei anni per chi la pratica.
Tutto questo pare assurdo se si pensa che il presidente è ora una donna, a dimostrazione che qualcosa si può fare anche se sarebbe auspicabile partire dal basso e cambiare mentalità progressivamente per coinvolgere la società ad ogni livello.