Israele tira dritto e costruisce nuovi alloggi. Ashton, “seguiremo la situazione, agiremo di conseguenza”

di Enrico Oliari –

Israele se ne frega delle Risoluzioni dell’Onu, dei moniti dell’Unione europea e del recente riconoscimento della Palestina in quanto Stato osservatore non membro delle Nazioni Unite e tira dritto per la sua strada: è infatti arrivato il via libera da Tel Aviv per la costruzione di 6mila nuovi alloggi nella colonia cisgiordana di Gush Etzion e di 523 case nel settore di Gevaot, sempre nella stessa regione, in quella che sarà una nuova città per i coloni in Cisgiordania.
Le indiscrezioni, fatte girare in mattinata dalle organizzazioni non governative, sono state confermate da David Perel, capo amministratore del Consiglio regionale, il quale si è detto “lieto di annunciare che, dopo anni, il governo israeliano ha deciso di costruire una nuova città a Gush Etzion”.
Solo ieri la Commissione per la progettazione e l’edilizia ha approvato la costruzione di 2.126 nuovi alloggi nel rione ebraico di Ghivat ha-Matos a Gerusalemme est, a breve distanza dalla città cisgiordana di Betlemme.
Per costruire nuovi insediamenti viene cacciato con le belle o con le brutte chi vi abita, ma va rammentato che, oltre alle varie Risoluzioni dell’Onu, anche la Corte internazionale di Giustizia ha confermato l’illegalità degli insediamenti israeliani, che violano l’art. 49.6 della Quarta Convenzione di Ginevra, la quale recita: “La potenza occupante non potrà mai procedere alla deportazione o al trasferimento di una parte della propria popolazione civile sul territorio da essa occupato”, mentre l’articolo 8.2,b,VIII dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale vede negli insediamenti addirittura un crimine di guerra.
Furioso il portavoce della Presidenza palestinese, Nabil Abu Rdeineh, il quale, ricordando come lo status palestinese di Paese osservatore non membro dell’Onu permette di ricorrere davanti alle istanze giuridiche, ha dichiarato che “Israele dovrà rendere conto della propria politica di colonizzazione nei Territori”.
Per il capo della diplomazia dell’Ue, Catherine Ashton, l’Unione rimane “fermamente contraria” ai nuovi insediamenti, poiché “costituiscono una seria minaccia per una soluzione negoziata del conflitto in Medio Oriente”. Ashton fa inoltre notare che il progetto “mette a repentaglio la possibilità di costruire uno Stato palestinese autonomo”. “Alla luce del suo obiettivo principale di realizzare una soluzione a due Stati – ha aggiunto –  l’Ue seguirà da vicino la situazione e le sue implicazioni più ampie, agendo di conseguenza”.