Italia-Cina. Gruppioni, ‘ecco perché difendo il dialogo e la Via della Seta’

GD

La parlamentare Nike Gruppioni (Azione – Italia Viva – Calenda), componente della Commissione Esteri della Camera dei deputati e dell’Intergruppo parlamentare d’Amicizia Italia-Cina, nella sua veste di imprenditrice che da oltre 20 anni opera in Cina è una convinta sostenitrice della Via della Seta e confuta l’opinione di chi, nel governo Meloni, intende sminuirne la validità e il proseguimento. Il quotidiano Giornale Diplomatico su questo tema delle relazioni Italia-Cina le ha rivolto alcune domande.

– Lei è tra i pochi politici italiani rimasti a sostenere la necessità di dialogo con la Cina. Perché?
“Piuttosto c’è da chiedersi come sia possibile non farlo e non essere coerenti con l’atteggiamento avuto fino ad ora, frutto di rapporti decennali. Non esiste un motivo valido per cessare il dialogo con la Cina, come con qualsiasi altro Paese. Sono i fatti e i numeri a dimostrare che il rapporto di cooperazione bilaterale culturale ed economica tra Italia e Cina sia solido e concreto. La Via della Seta risale a prima di Cristo e legò commercialmente l’impero romano e quello cinese. E da allora le relazioni commerciali non sono mai cessate”.

– Lei fa parte del Gruppo parlamentare d’Amicizia con la Cina e intrattiene regolari relazioni istituzionali con esponenti istituzionali cinesi. Loro come guardano all’Italia?
“I cinesi sono nostri partner da sempre e la loro maggiore preoccupazione è quella di un cambiamento che raffreddi le relazioni. Il nostro rapporto con loro è basato su stima e rispetto reciproco, oltre a credere reciprocamente in una intesa commerciale duratura. Una delle domande più ricorrenti da parte dei dirigenti cinesi è quale sia oggi la visione italiana in chiave prospettica rispetto agli enormi flussi di scambio economico-culturale che hanno reso possibile nei secoli tale sinergia. La crescita che la Cina sta avendo in moltissimi settori, da quello digitale a quello industriale, passando per quello agricolo, scientifico e infine per quello tecnologico, li porta oggi a costruire una strategia di condivisione del futuro con molti Paesi, tra i quali ovviamente ci siamo noi. Vogliono capire con chi costruire il proprio percorso di crescita e condividerne i successi”.

– Com’è stata ad oggi la sua esperienza imprenditoriale con la Cina? La ritiene positiva o negativa?
“Totalmente positiva. Sono più di 20 anni che intrattengo relazioni con i cinesi in vari ambiti. Voglio sottolineare l’enorme competenza e l’indiscutibile serietà che li contraddistingue sul piano professionale. Abbiamo aperto una delle prime aziende italiane in Cina e il Governo ha sempre supportato lo sviluppo e la crescita delle aziende italiane come la nostra nel Paese, gratificando e sostenendo lo sforzo degli imprenditori che ci hanno creduto. Abbiamo contribuito, lavorando insieme, ad una crescita importante dei territori di comune interesse, nonché dei settori industriali in cui operiamo. La loro costanza e professionalità ha creato le condizioni per lavorare e realizzare un sogno imprenditoriale tutto italiano nel loro Paese. Mi piace chiamarlo il ‘sogno cinese’. La prima volta che ho visitato la Cina ho trovato una grande popolo dotato di una determinazione incredibile”.

-Perché il governo italiano vuole interrompere gli accordi legati alla “Nuova via della Seta” e raffreddare così le relazioni commerciali con Pechino?
“L’Italia è un fortissimo partner commerciale della Cina. Abbiamo relazioni commerciali storiche che non interferiscono con le relazioni che noi abbiamo con gli Stati Uniti o con altri alleati della NATO. Da mesi il Governo italiano invia segnali negativi a Pechino frutto di un “raffreddamento” spiegabile solamente con una visione miope del futuro. Purtroppo, questo atteggiamento altalenante evidenzia come il Governo di Roma soprattutto su certi temi manchi di aderenza alla realtà e di visione. È impensabile escludere un Paese importante e determinante come la Cina dalle interlocuzioni, oltre ad essere un errore chiudere una porta pensando di aprirne ipoteticamente un’altra. Il precedente Governo, condivisibilmente atlantista, ha esercitato in modo del tutto comprensibile la golden power a tutela di settori commerciali strategici. Ciò che intende intraprendere il Governo Meloni è ben altro rispetto ad un generale e, ripeto, condivisibile e preventivo protezionismo commerciale. Rendere la Via della Seta, ormai, “lettera morta” implica una presa di posizione diplomatica chiarissima che esporrà il Paese a problemi inimmaginabili, il tutto per ragioni incomprensibili. Licenziare la Via della Seta vuol dire anche non rendersi conto di quanto profondo sia, oggi, il legame delle imprese italiane con il tessuto produttivo cinese. Quasi come se la mano destra non sapesse cosa fa la mano sinistra”.

– Molti sostengono che siano gli USA a voler che l’Europa interrompa i legami commerciali con la Cina, ma che in realtà i loro scambi continuino come prima. Lei è anche vicepresidente della Fondazione Italia-USA, come la pensa?
“Vado fiera della vicepresidenza della Fondazione Italia-USA. E da imprenditrice e politica in linea con lo spirito atlantista sono aperta al libero scambio e alle enormi possibilità che questo determina. Siamo strettissimi partner e storici alleati degli Stati Uniti, ma anche solidissimi partner commerciali della Cina. Le due cose devono coesistere e non sono in conflitto l’una con l’altra”.

– La Cina è il più grande polo industriale del mondo, per l’Italia e l’Europa. Secondo lei è sostituibile?
“Lo dice nella domanda. Il più grande polo industriale del mondo è difficilmente sostituibile, proprio per la capacità cinese che ha portato a questo risultato incredibile. Le nostre relazioni commerciali non devono cessare, ma migliorare. Dobbiamo cercare di essere competitivi nel mercato e per questo avere partner commerciali forti, seri e strutturati. La nazionalità non è fattore di criticità e mi sembra assurdo concentrarci su questo elemento anacronistico. Ciò che conta sono i risultati e questi sono sotto gli occhi di tutti. I numeri parlano e rispondano concretamente alla sua domanda”.

– Cosa auspica per il futuro delle relazioni Italia-Cina?
“Consolidamento e crescita dei rapporti in tutti i campi. Pur conservando un forte senso di appartenenza, credo nell’interscambio culturale ci migliori sempre. Inoltre, auspico un incremento della relazione economica, dell’import/export che ha segnato anche quest’anno traguardi entusiasmanti e di cui le nostre aziende sono indiscusse protagoniste”.

Articolo in mediapartnership con Giornale Diplomatico.