Kerch: Poroshenko vuole le navi della Nato. Ma è tradito da quella quinta posizione nei sondaggi

di Enrico Oliari –

L’impressione che si ha è, insomma, che il presidente ucraino Petro Poroshenko voglia trascinare l’occidente in una nuova crisi con la Russia. Un azzardo, se si pensa che non solo la controparte russa, Vladimir Putin, ha più di un motivo per pensare che alla base dei fatti di Kerch vi siano le elezioni presidenziali di marzo e quei i sondaggi che danno Poroshenko solo alla quinta posizione.
Putin lo ha ribadito anche ieri, “Si tratta di una provocazione orchestrata dal governo ucraino alla vigilia delle elezioni presidenziali di marzo. L’attuale presidente rischia di non andare al secondo turno e quindi pensa di esacerbare la situazione creando ostacoli per i candidati dall’opposizione». E sulla decisione di Kiev di introdurre la legge marziale nelle 11 regioni orientali, il capo del Cremlino ha insistito che “L’Ucraina aveva motivi più seri per imporre la legge marziale nel paese, quando nel 2014 la Crimea decise di unirsi alla Russia, o più tardi, quando il conflitto scoppiò nel Donbass: c’era una guerra ma nessuna legge marziale fu introdotta”.
Fatto sta che non in pochi a Washington ritengono che dietro alla decisione di Donald Trump di non incontrare al G10 argentino Putin vi sia il caso Cohen e non le tre navi sotto sequestro dei russi perché domenica scorsa avevano tentato di oltrepassare lo stretto di Kerch senza avvertire (come era avvenuto in passato) le autorità russe, ma tant’è che Poroshenko insiste sulla necessità di coinvolgere l’intera Nato in questa sua nuova guerra personale al Cremlino. Ieri in un’intervista al tedesco Bild è tornato ad auspicare l’invio da parte della Nato di navi nel Mar Nero, cosa che avvierebbe una pericolosa escalation, una richiesta formulata già nei giorni scorsi alla Nato ma che non ha trovato risposta.
Poroshenko ha inoltre insistito sulla necessità che l’Ue introduca le ventilate nuove sanzioni alla Russia, ma al momento da parte di Bruxelles è giunta solo una reprimenda di circostanza e un invito a placare gli animi, niente di più.
Al momento silenzio anche da parte della Nato, il cui segretario generale Jens Stoltenberg in un primo momento aveva minacciato che “La Russia deve capire che le sue azioni hanno conseguenze”.
Poroshenko gioca così con il fuoco, e per rincarare la dose oggi ha vietato a tutti gli uomini russi tra i 16 e i 60 anni l’ingresso nel Paese, Ma se in chiave interna potrà passare come salvatore della patria e il Davide contro l’Orso russo, nel quadro internazionale questa volta ha toppato. E alla grande.