La Corea del Nord lancia un missile balistico da un sottomarino

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kim jong un bombe nucleariAncora prove di forza dalla Corea del Nord: l’agenzia sudcoreana Yonhap, rifacendosi a fonti militari, ha reso noto che alle 11.30 (o.l.) un sottomarino di classe Sinpo ha lanciato un missile balistico, in aperta violazione delle Risoluzioni Onu adottate per contrastare lo sviluppo del programma nucleare nordcoreano.
Il vettore è poi esploso a 10mila metri di altitudine, tuttavia, per quanto Seul abbia parlato di “esperimento fallito”, nelle intenzioni dei ricercatori militari nordcoreani vi era con tutta probabilità quella di testare il lancio, più che il volo vero e proprio del missile.
Dopo il lancio dei due missili balistici lo scorso 22 giugno, gli Usa avevano introdotto nuove sanzioni nei confronti della Corea del Nord, iniziativa che il regime di Pyongyang aveva classificato come “dichiarazione di guerra”.
Il 23 aprile un esperimento come quello portato a termine oggi era fallito, in quanto il missile era esploso a soli 30 chilometri dalla partenza.
Proprio ieri Usa e Corea del Sud hanno annunciato un accordo per il dispiegamento di un sistema di difesa anti-missilistico.
Nonostante le continue proteste della comunità internazionale, il regime di Pyongyang continua a mostrare i muscoli anche con il perseguimento programma nucleare e lo scorso 11 maggio i 3.400 delegati al Congresso del Partito dei lavoratori coreani, il primo dopo 36 anni, hanno stabilito di insistere con la ricerca e la costruzione degli armamenti nucleari allargando l’arsenale al fine di “promuovere la crescita economica e rafforzare la forza nucleare di autodifesa sia qualitativamente che quantitativamente”. Era stato il leader Kim Jong-un a chiedere ai congressisti l’incremento delle spese per la ricerca militare, pur ritenendo che la Corea del Nord debba essere una “potenza nucleare responsabile” e non si ricorrerà agli “ordigni atomici a meno che la sovranità del paese sia violata da forze ostili e aggressive con testate nucleari”.
Si tratta tuttavia di una politica che va letta in chiave esterna ma soprattutto interna, per giustificare ad un popolo costretto specie nelle zone rurali alla fame le continue spese in armamenti.