Libia. Di Maio per la soluzione diplomatica, Erdogan invia aiuti militari

Gli israeliani invece addestrano gli uomini di Haftar alla guerriglia urbana.

di Francesco Cirillo

Rientrato dalla visita ufficiale in Libia, dove ha raccolto tanta “disponibilità” e poca concretezza, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha fatto sapere l’intenzione di “promuovere una missione europea in Libia con a guida, speriamo, il commissario Josep Borrell, l’Alto rappresentante dell’Unione Europea, per riuscire a ottenere un cessate il fuoco o quanto meno una tregua tra le parti. Perché la vicenda potrebbe sfociare in una ulteriore vicenda umanitaria, aggravare quella che c’è”. Inoltre Di Maio ha detto di puntare a nominare “un inviato speciale per la Libia. Sarà un inviato che risponderà al ministero degli Esteri, e che si occuperà di favorire il dialogo con le varie parti libiche”, ed ha reso noto che “Nelle prossime settimane avrò un incontro con Haftar in Italia, e avremo una serie di incontri e telefonate con i ministri degli Esteri dei principali paesi che hanno influenze in Libia”.
Di Maio ha anche informato di aver “sentito il ministro degli Esteri turco e il ministro degli Esteri della Arabia Saudita”, ma proprio la Turchia in queste ore sta aumentando la pressione a sostegno del governo “di Tripoli”, in uno scacchiere che, com’è avvenuto in Siria, sta man mano diventando sempre più terreno di confronto tra monarchie e potentati del mondo islamico.
L’offensiva del generale Khalifa Haftar, che da sempre conta su armi e aiuti di Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita ed Egitto, è ferma alle porte della capitale, ma potrebbe sgretolarsi ora che la Turchia di Recep Tayyp Erdogan invierà i propri aiuti militari al governo di accordo nazionale, quello “di Tripoli” riconosciuto dalle Nazioni Unite.
Fayez al-Sarraj ha infatti formulato ufficialmente la richiesta alla Turchia di intervenire a sostegno delle proprie forze, un passaggio formale dopo che i due si sono incontrati e che già Erdogan si è detto disposto ad inviare addirittura militari.
Di Maio, che si è sentito al telefono con il collega turco Mevlut Cavusoglu, sta insomma cercando di avere un ruolo nella crisi libica, ma l’Italia sembra a questo punto aver perso definitivamente la propria tradizionale zona di influenza a causa degli interessi di altre potenze europee, la Francia in primis, mentre ai libici di Tripoli serve quella concretezza che stanno offrendo la Turchia e il Qatar, seppure in mondo meno palese.
Nonostante ad essere riconosciuto dalla comunità internazionale continui ad essere il governo “di Tripoli”, il generale “di Tobruk” Haftar incarna gli interessi di molti, a cominciare dalla Francia, che vorrebbe l’Italia fuori dalla Libia e dai suoi giacimenti di petrolio, agli Usa. Non va infatti dimenticato che per la sua personalissima offensiva Haftar ha avuto il via libera dalla Casa Bianca, ma diversamente non poteva essere: i detrattori di Haftar sostengono che il generale fosse da sempre al soldo di Washington poiché, fatto prigioniero nel 1987 dall’esercito ciadiano in occasione della “Guerra delle Toyota”, è stato poi prelevato dalla Cia e portato negli Usa, dove vi è rimasto fino al 2011 per ricomparire in Libia a comandare la piazza di Bengasi nell’insurrezione che ha portato alla deposizione di Muammar Gheddafi. Con in tasca il passaporto statunitense, negli Usa Haftar abitava a circa un chilometro dal quartier generale della Cia, a Langley.
Oltre agli emiratini, agli egiziani ed ai sauditi, anche Israele sembra essersi schierato con Haftar. Il quotidiano The New Arab ha riportato infatti che il generale ribelle avrebbe avuto diversi briefing con uomini e ufficiali sia dell’intelligence israeliana che delle forze speciali, giunti nella Cirenaica per addestrare le milizie del Libyan National Army. 
Il trasferimento di uomini delle forze israeliane sarebbe stato eseguito grazie all’ausilio logistico dell’Egitto. Israele ed Egitto hanno un accordo di cooperazione militare che, secondo fonti vicine agli apparati di sicurezza del Lna (Lybian national army, l’esercito di Haftar) ed egiziane, avrebbe permesso di trasferire personale di Tel Aviv in Libia usufruendo di aerei militari egiziani.
Il coinvolgimento israeliano, in un conflitto che a prima vista non è negli interessi strategici dello stato ebraico, entra nello scacchiere della tensione venutasi a creare dopo la ratifica dell’accordo tra Ankara e il governo di al-Serraj. Haftar avrebbe incontrato grazie alla mediazione degli Emirati Arabi Uniti uomini del Mossad per coordinare l’addestramento delle sue truppe. Gli israeliani, tra cui consiglieri militari e dell’intelligence, starebbero coordinando gli addestramenti alla guerriglia urbana, necessaria alle forze di Haftar per prendere di Tripoli.
Inoltre sembra che Israele abbia equipaggiato le forze del Lna con visori notturni e fucili di precisione. Il supporto degli Israeliani avrebbe avuto un’accelerazione negli ultimi giorni al fine di contrastare la crescente attività turca.
Il supporto militare turco ad al-Serraj riequilibrerebbe insomma le parti, mentre Italia ed Europa continuano a sperare in una soluzione politica e non militare della crisi.