Libia. Dopo gli appelli per la “vecchia Tripoli” il presidente al-Serraj visita la città

di Vanessa Tomassini

Nei giorni scorsi su Twitter la fotografa libica Hiba Shalabi aveva lanciato su Twitter l’hashtag #SaveoldcityTripoli, salva la vecchia città di Tripoli, mostrando al mondo edifici ed archi pericolanti, immondizia ed anche nuove costruzioni di abitanti non curanti del valore storico e culturale della città, risalente al VI secolo a.C.
Ieri il presidente del Consiglio Presidenziale, Fayez al-Serraj, sembra aver accolto questo appello e si è recato di persona ad ispezionare il volto storico della capitale, per scoprire quali sono i bisogni ed i problemi che si trovano ad affrontare i cittadini, e soprattutto per constatare la situazione dei monumenti archeologici e storici, i mercati e le imbarcazioni commerciali distribuiti all’interno del centro.
al-Serraj è stato accompagnato nel suo tour dal decano della vecchia Tripoli, dal capo del consiglio locale della città, dal presidente della commissione Sviluppo e dal presidente dell’ufficio che si occupa della gestione degli impianti. Il presidente del Governo di Accordo Nazionale ha ascoltato le denunce della popolazione prestando particolare attenzione alle necessità di restauro di una serie di edifici visitando anche diversi vecchi mercati artigianali, come quelli di “Alqzdarh” e “la cappella”, oltre le moschee storiche.
Dopo aver ascoltato alcuni sceicchi, dignitari e rappresentanti della popolazione, Serraj ha preso l’impegno di fornire il supporto tecnico ed artistico necessario per ripristinare e conservare la bellezza della città vecchia, attraverso progetti a breve-medio e lungo termine che vadano a preservare e valorizzare il patrimonio artistico, puntando anche sulle botteghe artigianali per rendere di nuovo questi luoghi cuore pulsante di nuova vita.
In passato questa necessità era stata espressa anche dall’Istituto Italiano di Cultura di Tripoli, che tra il 2013 e il 2014 aveva organizzato un seminario internazionale intitolato “Gestire e conservare le città storiche in Libia”, mentre nel maggio 2016, durante un workshop di tre giorni organizzato dall’Istituto Internazionale di Studi per la conservazione ed il restauro dei beni culturali, Martin Kobler, Rappresentante speciale del Segretario generale ed ex capo della Missione delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL) aveva detto che “Il ruolo della cultura, come un soft power, è fondamentale per la costruzione della pace e dello sviluppo. E’ essenziale per il raggiungimento della coesione sociale”. “Il ruolo della società civile – aveva aggiunto – nella pianificazione e attuazione di questo piano d’azione sarà di vitale importanza per il suo successo. Inoltre è fondamentale coinvolgere i giovani negli sforzi per far progredire la conservazione dell’immenso e ricco patrimonio culturale della Libia”.
Non resta che augurarsi un minimo di stabilità politica affinché questi gioielli, patrimonio dei libici e di tutta l’umanità, non vadano persi per sempre tra gli scontri e le speculazioni in cui i libici sono stati abbandonati dopo la morte di Muammar Gheddafi. La situazione di Tripoli, dove anche molti italiani sono pronti ad investire, non è un caso isolato, sono tantissimi infatti i progetti rimasti incompiuti dal 2011.