LIBIA. La Cirenaica indipendentista parla di avviare la propria produzione di petrolio

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libia impianto mellitahNella situazione caotica che sta interessando la Libia, la produzione petrolifera è al momento pressoché paralizzata e gli impianti sono sempre più ostaggio delle varie milizie (circa 500) che non hanno accettato l’invito di sciogliersi dopo la caduta di Gheddafi e di confluire nell’esercito regolare.
Nei giorni scorsi l’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, ha reso noto ai microfoni di Radio Uno che il gasdotto Greenstream, che serve l’Italia, potrebbe essere presto chiuso in quanto sotto attacco da parte di un gruppo di guerriglieri che vorrebbero bloccare le esportazioni verso nord, e per la precisione ad essere in mano alle milizie della tribù berbera amazigh è il terminal di Mellitah, da cui parte il Greenstream; l’impianto è gestito in joint venture fra Eni e Noc (National Oil Corporation). Scaroni ha anche affermato che se continuano i problemi attuali, l’Italia potrebbe non servirsi più della Libia per il proprio approvvigionamento.
Oggi si è appreso che le spinte indipendentiste, per non dire secessioniste, della Cirenaica, che solo due settimane fa hanno formato un nuovo governo locale, vogliono diventare autonome nella produzione del petrolio e del gas: ad annunciarlo è stato lo stesso primo ministro della Cirenaica (Barqa) Abd Rabbo al-Barassi, il quale ha parlato di una nuova compagnia territoriale che avrà sede a Tobruk, presso il terminal di Hariga.
Appare così evidente che i molti scioperi e blocchi degli impianti estrattivi e portuali sono stati orchestrati dagli indipendentisti proprio per arrivare alla creazione di una produzione locale, tant’è che i tentativi di negoziazione messi in campo da Tripoli non hanno sortito alcun risultato.
Ieri le autorità del governo centrale hanno lanciato l’ultimatum: 10 giorni di tempo per ritirare i picchetti e riavviare la produzione o “verranno prese misure necessarie”.