LIBIA. La Marina blocca due petroliere dirette a al-Sedra

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libia mellitahSe non sono le minoranze berbera Amazig o Tuareg, o i lavoratori che non percepiscono paga da diversi mesi, sono le milizie autonome a bloccare la produzione di petrolio in Libia, cosa che sta rappresentando per le autorità di Tripoli un problema di cui non sembra vedersi la fine. Così, fatte le dovute concessioni agli occupanti degli impianti estrattivi di Uribe e di Mellitah, il problema si è spostato a Nalut, dove i dimostranti hanno chiuso i rubinetti dell’oleodotto di Wafa, anch’esso afferente al sistema di distribuzione di Mellitah, che porta gli idrocarburi in Italia.
Ma è di queste ore la notizia dell’azione della Marina libica, la quale ha impedito a due petroliere di entrare nel porto di al-Sedra, bloccato come altri da diversi mesi da miliziani dei gruppi autonomi che per un motivo o per l’altro non hanno accettato di deporre le armi o di sciogliersi nell’esercito regolare: la Noc, la Compagnia nazionale libica del petrolio, ha reso noto infatti che “Le forze della Marina libica hanno impedito a una petroliera battente bandiera maltese, che era in trattative con fazioni considerate illegali, di entrare nel porto di al-Sedra per caricare del petrolio”. Sempre la Noc ha informato anche che gli armatori di un’altra petroliera, che aveva in programma di “dirigersi nel porto di al-Sedra per le stesse ragioni”, sono stati avvertiti che è “illegale” mandare imbarcazioni in quel terminale.
Terminato il periodo rivoluzionario, le oltre 500 milizie ora “ribelli”, che rispondono alle varie tribù in cui è frammentato il tessuto sociale libico, stanno cercando di vendere autonomamente petrolio per finanziare le proprie attività; i vari blocchi hanno fatto calare la produzione di petrolio, unica risorsa del paese nordafricano, da 1,5 milioni di barili al giorno a 250mila barili, causando fino ad ora perdite per 9 miliardi di dollari.
In novembre l’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, aveva reso noto ai microfoni di Radio Uno che il gasdotto Greenstream, che serve l’Italia, sarebbe potuto essere chiuso in quanto sotto continuo attacco da parte di un gruppo di guerriglieri che volevano bloccare le esportazioni verso nord.
Allora ad essere in mano alle milizie della tribù berbera Amazigh era il terminal di Mellitah, da cui parte il Greenstream, impianto gestito in joint venture fra Eni e Noc.
Nell’intervento a Radio Uno Scaroni, che si era detto “preoccupato” per la situazione libica, aveva aggiunto che di idrocarburi ce ne sono molti “da tante parti del mondo” e tutta l’Italia sta godendo di clima “particolarmente benevolo”.
L’Italia, che sta già addestrando circa 500 poliziotti libici, è stata incaricata dal G8 di giugno di operare nel paese nordafricano per disarmare le milizie e contribuire alla rinascita dell’ordinamento democratico; a tal proposito il primo ministro libico, Ali Zeidan e quello italiano Enrico Letta si erano incontrati a Roma il 4 luglio.