Libia. L’Isis avanza verso est, punta ai pozzi petroliferi della Total. Ad Algeri conferenza dei confinanti

di Enrico Oliari –

libia isis 2 grandeDopo essere arrivati a Abu Qarayan, sulla strada per Misurata, le milizie dello Stato Islamico stanno avanzando verso est nel tentativo di consolidare le conquiste di Harawa e di Nufaliya e quindi lanciarsi verso Bin Jawad e Ras Lanuf.
L’obiettivo è quello di arrivare ai campi petroliferi del bacino di Sirte e prendere il controllo di parte della Cirenaica, probabilmente iniziando dall’impianto estrattivo di Mabruk, in joint venture tra la Noc libica e la francese Total, e gli impianti di Bahi e di al-Dahra, joint venture in collaborazione tra la libica Wafa, le statunitensi Conoco, Marathon Oil e Hess oil.
Quello che è certo è che miliziani dell’Isis, o meglio, della diramazione libica Wilayat Tarabulus, stanno spostando pezzi di artiglieria, mitragliatrici e mezzi pesanti nelle aree che controllano partendo da Sirte, quasi certamente per entrare in contatto con l’esercito “di Tobruk”, guidato dal generale Khalifa Haftar e rispondente al governo riconosciuto di Abdullah al-Thinni.
Gli abitanti di Agedabia (Ajdabiya) hanno costituito una milizia civica per sostenere la difesa dell’esercito libico, alla quale si sono unite le milizie salafite e di altri gruppi islamici in lotta contro l’Isis. Proprio ad Agedabia i jihadisti dell’Isis hanno ucciso quattro esponenti salafiti tra i quali Mohamed Ibrahim Aklazan al-Maghrebi, imam della moschea cittadina “Falluja”.
L’Isis sta cercando di prendere il controllo dei campi estrattivi probabilmente per alimentarsi attraverso il contrabbando del petrolio come accaduto in Siria con i numerosi camion diretti in Turchia, usufruendo, qui, del vantaggio che vede nel sud del paese un corridoio privo di ogni controllo e governato da bande criminali e da tribù sé stanti, madre patria di ogni genere di contrabbando, dalle armi, alla droga, agli uomini.
Il governo “di Tobruk”, che è frutto delle elezioni del giugno 2014 e per questo riconosciuto dalla comunità internazionale, continua a lamentare la mancata fornitura di armi da parte dell’occidente per combattere l’Isis ma anche i nemici “di Tripoli”, governo islamista, fortemente combattuto dall’Isis e con premier Khalifa al-Ghweil. Proprio a Tripoli diverse correnti politiche e tribù hanno rifiutato di avallare l’accordo promosso dall’inviato dell’Onu Bernardino Leon: il “Governo di accordo nazionale”, annunciato il 9 ottobre, è infatti ancora sulla carta, nonostante siano già stati indicati il premier Faiz al-Siraj, ministro nel governo “di Tobruk”, e i tre vice-primi ministri che partecipano al “Consiglio di Presidenza” di guida del gabinetto, cioè Ahmed Maetiq, di Misurata, membro Congresso “di Tripoli” e quindi rappresentante della Tripolitania, Moussa Kony, rappresentante del Fezzan, indipendente, e Fatj Majbari, rappresentante della Cirenaica.
Oggi ad Algeri ha luogo il settimo incontro dei Paesi confinanti la Libia, cioè Algeria, Egitto, Sudan, Ciad, Niger e Tunisia, appuntamento che vede la partecipazione del nuovo inviato dell’Onu Martin Kobler: lo scopo è quello di aumentare la pressione sui due parlamenti per giungere al governo di unità nazionale e quindi fare fronte comune verso l’Isis.
Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha affermato, in messaggio rivolto ai vari ministri degli Esteri e Kobler, che “Dobbiamo moltiplicare il nostro impegno diplomatico per favorire un’intesa tra le parti libiche”. “Un governo – ha aggiunto il ministro – di concordia nazionale sulla base della proposta dell’Onu è la premessa per contrastare il rischio di diffusione di Daesh (Isis, ndr.) in Libia” ha aggiunto il Ministro.

libia mappa agosto 2015